La truffa dei prestiti  ai pensionati Inpdap

BARI - Un «piccolo» prestito, garantito cedendo un quinto della pensione mensile, che si trasforma in un salasso e (forse) nasconde una truffa. È vero che spesso, troppo spesso, si firma senza capire o (peggio) senza nemmeno leggere: ma quando a fronte di un prestito da 27mila euro si viene chiamati a restituirne 47mila, forse c’è qualcosa che non va.

I casi sono centinaia anche a Bari, dove due finanziarie (una fallita, l’altra invece non opera più sulla piazza) proponevano questo genere di offerte a dipendenti e pensionati Inpdap, soprattutto ex appartenenti alle forze dell’ordine. Sulla carta, il tasso di interesse era particolarmente competitivo. Ma con una postilla, piccola piccola, che al momento della firma nessuno ha notato: dall’importo totale del prestito (si veda il grafico in alto, che rappresenta un caso reale), la finanziaria detrae subito una serie di spese accessorie. Quelle spese non sono restituibili nel caso il cliente decida, come è suo diritto, di estinguere anticipatamente il prestito o di ricorrere alla cosiddetta portabilità: nei fatti, dunque, il tasso di interesse «vero» è molto più alto di quello pubblicizzato e - soprattutto nel periodo iniziale di ammortamento - addirittura superiore alle soglie di usura.

m.s.

 

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