Raid a Molfetta devastata sede di Sel
di Lucrezia D’Ambrosio
MOLFETTA - Perfino il contatore dell’Enel è stato divelto. Della sede di Sel, in piazza Paradiso, non è rimasto nulla. Tutto ciò che si trovava all’interno del monolocale è stato prima lanciato per strada, sulla piazza e poi distrutto, dato alle fiamme con l’aiuto di petardi, bombe carta e chissà cosa altro. C’è qualcuno, più d’uno purtroppo, che ha deciso di colpire la sezione locale di Sel camuffandosi da teppista dell’ultimo dell’anno.
Il branco (perché quanto è accaduto non può essere opera di un unico imbecille, al più di una serie di imbecilli guidati da una persona vile), ha colpito subito dopo la mezzanotte. Armato di tutto il necessario, botti inclusi, ha fatto irruzione nella sede del partito di Vendola, utilizzando un ingresso secondario. Ha distrutto mobili e suppellettili. Ha sparpagliato documenti, compresi gli elenchi degli iscritti. Ha devastato ogni forma di arredo, bruciato bandiere, comprese le sedie in plastica, alcune delle quali sono scomparse einsieme ad un computer. Uno scempio, guerriglia urbana. E qualcuno si è preso pure la briga di svellere il simbolo di Sel dalla parete, lasciandoci sopra le proprie feci.
Semplicistico, demagogico pensare ad una azione dimostrativa di matrice politica tra opposte fazioni, anche perché la sede di Rifondazione, a pochi metri, cassettina delle lettere a parte, è stata risparmiata dalla furia. Il timore è che possa esserci dell’altro. Sull’episodio indagano i carabinieri che sono intervenuti sul posto nei minuti successivi insieme con Giuseppe Filannino, Tommaso Minervini, Nicola Piergiovanni, tutti esponenti di punta del partito, Beppe Zanna di Rifondazione e tanti altri.
«La cosa che ferisce - il commento di Giuseppe Filannino, segretario Cgil e attivista Sel - è che tutto il quartiere è stato a guardare. Ha funzionato la cultura del branco».
Tommaso Minervini, già sindaco di Molfetta, bolla l’episodio come «bruttissimo atto di vandalismo. Tutto distrutto, il simbolo portato in piazza Paradiso con sopra le feci di un senza cervello, a Molfetta i barbari senza cervello ci sono».
E su tutte è da registrare anche la posizione di Pasquale Mancini, ai vertici del Pdl locale. «Offro il mio personale contributo (anche fisico se occorre) per ripristinare la sede. Mi auguro che le telecamere della sorveglianza fossero ben sistemate. Ad ogni modo ribadisco il mio personale impegno non solo a che questi reati camuffati da botti di fine anno cessino, ma anche a sostenere per quel che occorre agli amici di Sel in questo frangente. E non sono parole di circostanza, il sangue ribolle davvero».
E di fronte allo scempio della sede Sel sembrano meno forti perfino le immagini dei cassonetti incendiati, delle panchine divelte e date le fiamme a corso Umberto, delle auto andate in fiamme nella zona industriale.
MOLFETTA - Perfino il contatore dell’Enel è stato divelto. Della sede di Sel, in piazza Paradiso, non è rimasto nulla. Tutto ciò che si trovava all’interno del monolocale è stato prima lanciato per strada, sulla piazza e poi distrutto, dato alle fiamme con l’aiuto di petardi, bombe carta e chissà cosa altro. C’è qualcuno, più d’uno purtroppo, che ha deciso di colpire la sezione locale di Sel camuffandosi da teppista dell’ultimo dell’anno.
Il branco (perché quanto è accaduto non può essere opera di un unico imbecille, al più di una serie di imbecilli guidati da una persona vile), ha colpito subito dopo la mezzanotte. Armato di tutto il necessario, botti inclusi, ha fatto irruzione nella sede del partito di Vendola, utilizzando un ingresso secondario. Ha distrutto mobili e suppellettili. Ha sparpagliato documenti, compresi gli elenchi degli iscritti. Ha devastato ogni forma di arredo, bruciato bandiere, comprese le sedie in plastica, alcune delle quali sono scomparse einsieme ad un computer. Uno scempio, guerriglia urbana. E qualcuno si è preso pure la briga di svellere il simbolo di Sel dalla parete, lasciandoci sopra le proprie feci.
Semplicistico, demagogico pensare ad una azione dimostrativa di matrice politica tra opposte fazioni, anche perché la sede di Rifondazione, a pochi metri, cassettina delle lettere a parte, è stata risparmiata dalla furia. Il timore è che possa esserci dell’altro. Sull’episodio indagano i carabinieri che sono intervenuti sul posto nei minuti successivi insieme con Giuseppe Filannino, Tommaso Minervini, Nicola Piergiovanni, tutti esponenti di punta del partito, Beppe Zanna di Rifondazione e tanti altri.
«La cosa che ferisce - il commento di Giuseppe Filannino, segretario Cgil e attivista Sel - è che tutto il quartiere è stato a guardare. Ha funzionato la cultura del branco».
Tommaso Minervini, già sindaco di Molfetta, bolla l’episodio come «bruttissimo atto di vandalismo. Tutto distrutto, il simbolo portato in piazza Paradiso con sopra le feci di un senza cervello, a Molfetta i barbari senza cervello ci sono».
E su tutte è da registrare anche la posizione di Pasquale Mancini, ai vertici del Pdl locale. «Offro il mio personale contributo (anche fisico se occorre) per ripristinare la sede. Mi auguro che le telecamere della sorveglianza fossero ben sistemate. Ad ogni modo ribadisco il mio personale impegno non solo a che questi reati camuffati da botti di fine anno cessino, ma anche a sostenere per quel che occorre agli amici di Sel in questo frangente. E non sono parole di circostanza, il sangue ribolle davvero».
E di fronte allo scempio della sede Sel sembrano meno forti perfino le immagini dei cassonetti incendiati, delle panchine divelte e date le fiamme a corso Umberto, delle auto andate in fiamme nella zona industriale.