Orme dei Dinosauri Ad Altamura si litiga sul «tesoro» da 13 anni Incontro Parco-proprietari E dell’uomo di Altamura si conosce ancora poco

dal nostro inviato GAETANO CAMPIONE

ALTAMURA - Esistono opportunità da cogliere subito, da cavalcare, da sfruttare al meglio, da utilizzare come volano economico per un rilancio dell’economia. Soprattutto in un territorio - quello della Murgia - caratterizzato da un incerto presente fatto di declino industriale. Ricordate il distretto del salotto con 563 aziende, 15 mila addetti? Oggi è cambiato tutto. Le fabbriche rimaste sono 163, i lavoratori meno di 5mila. Gli imprenditori di ieri sono diventati rappresentanti dei cinesi acchiappatutto in una zona costellata dagli scheletri dei capannoni abbandonati, mai completati. Eppure c’è una carta dalle risorse infinite che si può giocare. Un sito che contiene 30mila impronte di dinosauri, organizzate in vere e proprie piste Impronte di 100 esemplari divisi in 5 specie tra erbivori e carnivori. Gli americano avrebbero già realizzato un parco tematico. Invece Altamura è diventata un laboratorio mostruoso, il paradigma delle complessità, capitale della Puglia delle occasioni perse che fa indignare ogni volta che si pensa alla valle incantata, la valle dell’assurdo, dove il tesoro (non tanto nascosto) è lì, sotto gli occhi di tutti. Se venisse aperto potrebbe attirare 500mila visitatori all’anno.

Sono trascorsi 13 anni dal giorno della scoperta tra sogni distrutti, aspettative tradite, burocrazia infinita. La regina della Murgia sembra non vedere e non ascoltare. Non c’è dialogo. Appelli, lettere, raccolte di firme, comitati, manifestazioni, proteste, inchieste giornalistiche. Al confronto si preferisce il nulla. Pur di non affrontare il problema si sceglie la strada delle recriminazioni. Inutili. Vincenzo Fiore, amministratore unico della Ecospi, la società del gruppo Tradeco proprietaria della cava Pontrelli, dice: «Noi vogliamo collaborare. Diteci come, diteci cosa dobbiamo fare. Sono stufo però di ascoltare che la proprietà blocca la valorizzazione del sito. Niente di più falso». 

Fiore, apre un faldone zeppo di documenti: «Ne ho altri dieci così». E racconta la sua verità, suffragata da delibere, atti, verbali. Con una premessa: «Le sembra normale che debba leggere sul giornale che il presidente del Parco della Murgia chiede un incontro a me, ma non mi invia una lettera formale? Le sembra normale che debba apprendere dal giornale che sia stato avviato l’iter per l’esproprio della cava senza che nessuno mi notifichi un atto?». 
Fiore è «amareggiato, deluso, arrabbiato». Rincara la dose: «Siamo sempre stati disposti a collaborare. Con i fatti, non con le parole. Oggi abbiamo capito che esistono due soluzioni percorribili: l’equa valutazione o la perequazione. Nel primo caso abbiamo effettuato una stima dei costi sostenuti e dei danni ricevuti per il blocco dell’attività estrattiva, rivalutati in tutto questo tempo. Parliamo di 7/8 milioni di euro. Cifra trattabile. Sediamoci e parliamone. Se c’è la volontà di raggiungere un accordo andiamo dal notaio e chiudiamo la vicenda. Nel secondo caso abbiamo chiesto al Comune la perequazione urbanistica con altri suoli già di nostra proprietà. In cambio cederemmo gratuitamente all’amministrazione comunale il 5 per cento di quanto realizzato. Più la cava, naturalmente». 

Per Fiore la partita è aperta. Il punto di vista è quello dell’imprenditore. Concreto e non illuminato come vorrebbe qualcuno. Perché il punto di riferimento della Ecospi e Carlo Dante Columella, croce e delizia della Leonessa di Puglia. Columella ha il fiuto per gli affari e si muove con disinvoltura nei meandri della politica. Controverso benefattore, lo tirano in ballo in ogni vicenda altamurana. Ma esce sempre a testa alta. Anche dai processi. Comunque, c’è chi si è preso la briga di contattare degli esperti per quantificare la perequazione urbanistica. La risposta? Un affare da 40/50 milioni di euro. [1. continua]
Privacy Policy Cookie Policy