I lavoratori dell’ex Tognana «Stiamo finendo in miseria»

di DONATO MENGA

MONOPOLI - Arriva alla scadenza anche il quarto anno di mobilità per i lavoratori dell'ex Porcellane di Monopoli, due dei quali in deroga: il termine, fissato per il 31 dicembre prossimo, apre scenari nuovi per le loro famiglie, e non tutti positivi. In vista della scadenza, l'Amministrazione comunale, sollecitata dalle parti sindacali, convoca un incontro per domattina, lunedì, alle ore 9,30, a Palazzo di città, invitando anche la direzione della Gmm e i titolari degli assessorati comunali all'Urbanistica e allo Sviluppo economico. I lavoratori, almeno una quarantina di essi rimasti fuori dal mercato (gli altri 44 nel frattempo hanno trovato altra occupazione), sono appesi a un filo ormai da troppo tempo e vivono con la speranza della nascita del previsto centro commerciale «no-food» (cioè senza il market dei prodotti alimentari), promosso dal Gruppo Morosi. Che aveva acquistato lo stabilimento della Tognana al termine dell'esperienza della Cooperativa Porcellane di Monopoli. Un esile filo di speranza legato anche alla erogazione degli assegni mensili per la mobilità, che è decisamente in ritardo. 

Allo stato attuale, l'ultimo accredito ricevuto risale alla fine di giugno e la situazione diventa sempre più difficile, se si pensa alla scadenza di fine anno che, a causa di mille incontrollabili variabili, tra cui l'annosa questione delle risorse economiche disponibili, potrebbe comportare la sospensione dell'ammortizzatore. L'ansia dei lavoratori ex Tognana diventa sempre più palpabile, soprattutto in relazione agli annosi ritardi rispetto alla messa in opera del progetto. Il primo brutto colpo nella storia del complesso produttivo, nel 1998, aveva lasciato il passo a una esperienza imprenditoriale nata da una costola di operai che avevano deciso di prendere in mano le redini del proprio futuro. Esperienza conclusasi, attraverso una procedura fallimentare, con l'acquisizione dello stabilimento da parte del Gruppo Morosi che, sin dalle prime battute, si era impegnato, attraverso un protocollo d'intesa del 2005, a investire in quell'area. Come? Con una megastruttura commerciale che permettesse il riassorbimento dei lavoratori ex ceramica. Una operazione di riqualificazione degli operai che avrebbe dato una boccata di ossigeno alle loro famiglie, ma anche un vantaggio fiscale in termini contributivi all'azienda. 

Nel frattempo, fra sequestri dell'area per motivi ambientali, rinnovi di licenze, ma anche la recente notizia di percorsi burocratici poco comprensibili (rinnovi concessi e variazioni negate) e il sovrapporsi di pareri sfavorevoli soprattutto da parte dei commercianti locali, le nuvole appaiono più fitte nel «cielo» di questi lavoratori. Ecco perchè nell'incontro di domattina le parti si aspettano chiarezza, soprattutto dall'azienda, che, a 6 anni di distanza dal protocollo, sembra ben lontana dal realizzare il centro commerciale. Le domande sul «tappeto» rimangono sempre le stesse: come mai a distanza di 6 anni dalla firma la realizzazione del centro commerciale appare lontana? Quale destino attende i lavoratori, soprattutto se non dovesse rinnovarsi la deroga alla mobilità? Infine, esiste il rischio che l'area, vista anche la congiuntura economica negativa, possa non «vedere» mai la costruzione del centro?
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