Ambiente, Regione Puglia blocca rifiuti Campania
BARI – La Regione Puglia ha diffidato gli organi campani e i gestori delle discariche pugliesi dal ricevere senza le omologhe necessarie i rifiuti provenienti dalla Campania (con codice 19.12.12) prodotti dal trattamento meccanico e non contenenti sostanze pericolose.
Lo ha reso noto l'assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, secondo il quale la situazione “non è più un problema che riguarda i codici d’identificazione dei rifiuti ma il codice penale”. Insieme con l’assessore regionale pugliese al Bilancio, Michele Pelillo, Nicastro ha denunciato il fatto che “nelle discariche di Taranto continuano ad arrivare rifiuti campani non differenziati”.
La vicenda ha origine dal protocollo d’intesa firmato all’inizio di dicembre a Bari (e poi divenuto inefficace) sui rifiuti provenienti dalla Campania e smaltiti in Puglia nelle tre discariche gestite dalla Cite (Consorzio interprovinciale trasporti ecoambientali) tra Taranto, Grottaglie e Fragagnano. Allora come oggi – è stato spiegato dai due assessori pugliesi - il punto è che i rifiuti devono rispettare appieno le norme di legge.
“La Campania – ha spiegato Pelillo – non può credere di chiudere il suo ciclo dei rifiuti in Puglia. Va oltre la nostra solidarietà ampiamente dimostrata nei fatti visto che la Puglia ha accolto dal 2008 al 2011 ben 120mila tonnellate di rifiuti campani”. “La situazione in cui ci troviamo – ha spiegato Nicastro – vede la decadenza del decreto legge (1 luglio 2011, n.94, dettante disposizioni urgenti in tema di rifiuti) e l’ordinanza di sospensiva dall’esercizio dell’attività nei riguardi d’Italcave, cui farà seguito la discussione nel merito del ricorso il 6 dicembre davanti al Consiglio di Stato”.
“Con l’ausilio dell’Arpa – ha aggiunto - abbiamo verificato la situazione che è ormai regolata dal libero mercato, da accordi tra stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti (Stir, ex impianti Cdr) ed i siti pugliesi gestiti da società private. Siti che oltre i tre del consorzio Cite riguardano anche quello di Canosa”. In particolare – ha spiegato Nicastro – “a seguito di due verifiche effettuate dall’Arpa il 12 ed il 14 settembre nel sito d’Italcave a Statte (Taranto) i carichi provenienti da aziende di San Vitaliano e dell’Irpinia sono stati rispediti indietro. Si trattava in definitiva di 'tal qualè e di rifiuti che non avevano subito alcun trattamento. Da qui la diffida che riguarda i siti pugliesi ad accogliere dalla Campania rifiuti aventi codice Cer 19 12 12, previo accertamento della presenza di diossine, furani e policlorobifenili (pcb)”.
“Le verifiche dell’Arpa hanno riguardato soltanto Italcave e non abbiamo notizie – ha aggiunto Nicastro – che negli altri siti siano arrivati rifiuti dalla Campania che abbiano subito questo grossolano trattamento meccanico di separazione della frazione umida da quella secca; trattamento che noi sosteniamo non trasformi il rifiuto in speciale (non muta la natura di solido urbano) e che quindi non possa circolare senza un accordo tra le Regioni. Su questo abbiamo già avuto ragione dal Tar Lazio in primo grado”.
“E' una situazione che purtroppo – ha spiegato Pelillo - interessa un territorio molto vulnerabile come quello di Taranto, dove il governo regionale è intervenuto negli anni con particolare attenzione per contrastare il fenomeno dell’inquinamento. E poi c'è il fatto che la Campania non può chiudere stabilmente il suo ciclo di rifiuti qui in Puglia”.
“Come Arpa – ha detto il direttore generale dell’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente, Giorgio Assennato – abbiamo incrementato le attività di controllo e definito procedure dirette a tutelare la salute della popolazione e l’ambiente”. “Abbiamo riscontrato due livelli di criticità – ha spiegato il Direttore scientifico dell’Arpa Puglia, Massimo Blonda – relativi a deficit documentali (la caratterizzazione di base e la verifica di conformità mancavano di alcuni parametri analitici), non si potevano cioè definire rifiuti non pericolosi.
Quanto ai soli rifiuti provenienti da impianti di preselezione meccanica abbiamo riscontrato un’incompleta ed inefficace operazione di selezione che poteva dirsi del tutto assente o inefficace. C'è poi una questione statistica: nelle due volte in cui l’Arpa era presente i carichi sono stati rifiutati e da una relazione chiesta ad Italcave sul numero di carichi rigettati dall’inizio dell’anno ne risultano 22 (13 dalla Campania) a fronte di 92 accettati”.
“Dall’inizio 2011 è cioè altamente probabile - secondo Blonda – che la qualità del carico sia stata con una certa frequenza quella che poi ha riscontrato l’Arpa”. I referti dei controlli – è stato spiegato nella conferenza stampa – sono stati inoltrati per conoscenza all’autorità giudiziaria. Su queste basi l’assessore Nicastro, secondo cui potrebbe anche configurarsi l’ipotesi di traffico illecito di rifiuti, ha chiesto a tutte le forze sul territorio di continuare a svolgere controlli.
“Si tratta di rompere – ha detto – la marginalizzazione sociale cui si sta provando a condannare la Puglia in tema di rifiuti. Si tratta di tutelare la salute dei pugliesi e l'ambiente in cui vivono”.
Lo ha reso noto l'assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, secondo il quale la situazione “non è più un problema che riguarda i codici d’identificazione dei rifiuti ma il codice penale”. Insieme con l’assessore regionale pugliese al Bilancio, Michele Pelillo, Nicastro ha denunciato il fatto che “nelle discariche di Taranto continuano ad arrivare rifiuti campani non differenziati”.
La vicenda ha origine dal protocollo d’intesa firmato all’inizio di dicembre a Bari (e poi divenuto inefficace) sui rifiuti provenienti dalla Campania e smaltiti in Puglia nelle tre discariche gestite dalla Cite (Consorzio interprovinciale trasporti ecoambientali) tra Taranto, Grottaglie e Fragagnano. Allora come oggi – è stato spiegato dai due assessori pugliesi - il punto è che i rifiuti devono rispettare appieno le norme di legge.
“La Campania – ha spiegato Pelillo – non può credere di chiudere il suo ciclo dei rifiuti in Puglia. Va oltre la nostra solidarietà ampiamente dimostrata nei fatti visto che la Puglia ha accolto dal 2008 al 2011 ben 120mila tonnellate di rifiuti campani”. “La situazione in cui ci troviamo – ha spiegato Nicastro – vede la decadenza del decreto legge (1 luglio 2011, n.94, dettante disposizioni urgenti in tema di rifiuti) e l’ordinanza di sospensiva dall’esercizio dell’attività nei riguardi d’Italcave, cui farà seguito la discussione nel merito del ricorso il 6 dicembre davanti al Consiglio di Stato”.
“Con l’ausilio dell’Arpa – ha aggiunto - abbiamo verificato la situazione che è ormai regolata dal libero mercato, da accordi tra stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti (Stir, ex impianti Cdr) ed i siti pugliesi gestiti da società private. Siti che oltre i tre del consorzio Cite riguardano anche quello di Canosa”. In particolare – ha spiegato Nicastro – “a seguito di due verifiche effettuate dall’Arpa il 12 ed il 14 settembre nel sito d’Italcave a Statte (Taranto) i carichi provenienti da aziende di San Vitaliano e dell’Irpinia sono stati rispediti indietro. Si trattava in definitiva di 'tal qualè e di rifiuti che non avevano subito alcun trattamento. Da qui la diffida che riguarda i siti pugliesi ad accogliere dalla Campania rifiuti aventi codice Cer 19 12 12, previo accertamento della presenza di diossine, furani e policlorobifenili (pcb)”.
“Le verifiche dell’Arpa hanno riguardato soltanto Italcave e non abbiamo notizie – ha aggiunto Nicastro – che negli altri siti siano arrivati rifiuti dalla Campania che abbiano subito questo grossolano trattamento meccanico di separazione della frazione umida da quella secca; trattamento che noi sosteniamo non trasformi il rifiuto in speciale (non muta la natura di solido urbano) e che quindi non possa circolare senza un accordo tra le Regioni. Su questo abbiamo già avuto ragione dal Tar Lazio in primo grado”.
“E' una situazione che purtroppo – ha spiegato Pelillo - interessa un territorio molto vulnerabile come quello di Taranto, dove il governo regionale è intervenuto negli anni con particolare attenzione per contrastare il fenomeno dell’inquinamento. E poi c'è il fatto che la Campania non può chiudere stabilmente il suo ciclo di rifiuti qui in Puglia”.
“Come Arpa – ha detto il direttore generale dell’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente, Giorgio Assennato – abbiamo incrementato le attività di controllo e definito procedure dirette a tutelare la salute della popolazione e l’ambiente”. “Abbiamo riscontrato due livelli di criticità – ha spiegato il Direttore scientifico dell’Arpa Puglia, Massimo Blonda – relativi a deficit documentali (la caratterizzazione di base e la verifica di conformità mancavano di alcuni parametri analitici), non si potevano cioè definire rifiuti non pericolosi.
Quanto ai soli rifiuti provenienti da impianti di preselezione meccanica abbiamo riscontrato un’incompleta ed inefficace operazione di selezione che poteva dirsi del tutto assente o inefficace. C'è poi una questione statistica: nelle due volte in cui l’Arpa era presente i carichi sono stati rifiutati e da una relazione chiesta ad Italcave sul numero di carichi rigettati dall’inizio dell’anno ne risultano 22 (13 dalla Campania) a fronte di 92 accettati”.
“Dall’inizio 2011 è cioè altamente probabile - secondo Blonda – che la qualità del carico sia stata con una certa frequenza quella che poi ha riscontrato l’Arpa”. I referti dei controlli – è stato spiegato nella conferenza stampa – sono stati inoltrati per conoscenza all’autorità giudiziaria. Su queste basi l’assessore Nicastro, secondo cui potrebbe anche configurarsi l’ipotesi di traffico illecito di rifiuti, ha chiesto a tutte le forze sul territorio di continuare a svolgere controlli.
“Si tratta di rompere – ha detto – la marginalizzazione sociale cui si sta provando a condannare la Puglia in tema di rifiuti. Si tratta di tutelare la salute dei pugliesi e l'ambiente in cui vivono”.