«La tutela del paesaggio è la ricetta per salvare le nostre città inquinate»
di Marcello Cometti
TARANTO - Un uso intelligente e razionale del patrimonio naturale e paesaggistico può tornare estremamente utile per riequilibrare il rapporto fra ambiente e are industrializzate. Parola di Alessandro Colucci, 37 anni compiuti a maggio, sangue salentino-pugliese nelle vene (è il figlio del parlamentare brindisino Francesco Colucci, da quattro legislature questore alla Camera), uno dei più giovani assessori nella giunta lombarda guidata da Roberto Formigoni, con la sua delega ai Sistemi Verdi e Paesaggio.
Assessore, a suo giudizio esiste una "ricetta esportabile" per riuscire a conciliare una qualità ambientale e paesaggistica di buon livello con forti insediamenti urbanistici e industriali come nel caso di Taranto (Ilva) o Brindisi (Petrolchimico)?
E’ evidente che morfologicamente e geograficamente parliamo di due realtà territoriali molto diverse tra loro. La Lombardia è una regione particolarmente antropizzata, con grandi numeri sulla mobilità, sul traffico di merci, un’economia e una regione tra le prime al mondo. La Puglia è completamente diversa, alternando zone ad alto insediamento urbano e industriale con ampie distese di natura e di paesaggi spettacolari. Certamente, però, alcune esperienze maturate il Lombardia sono esportabili. Penso ad esempio alla fruizione dei parchi e delle riserve (sia montane, di pianure e, nel caso pugliese, di mare). Cioè l’idea che le zone ad alto pregio e valore naturale non debbono essere poste sotto una ‘campana di vetro’ ma al contrario vissute, rese belle e attraenti per i cittadini. Amare i nostri parchi significa viverli, renderli belli e sani, proteggerli e tutelarli, ma viverli. Ecco, credo che questo esempio sia indifferentemente applicabile a Milano come a Bari a Taranto o a Brindisi. Così come le politiche di limitazione dell’uso del suolo, del rispetto del paesaggio e delle bellezze di una Comunità e tanto altro ancora valgono in Lombardia come in Puglia.
Fra Milano e la Lombardia l’esercito di pugliesi di prima, seconda e terza generazione non è inferiore alle 400mila unità. Una presenza cospicua.
La comunità pugliese in senso lato, e di cui io stesso, pugliese nato a Milano faccio parte, non solo è numericamente importante ma ha inciso fortemente nello sviluppo e nella crescita della città di Milano e della Lombardia. E’ stato così negli anni dell’immigrazione massiccia, in particolare degli anni Cinquanta e Sessanta, lo è ancora oggi con le seconde e terze generazioni che proseguono in questa testimonianza di un forte senso di responsabilità, di una perfetta e positiva integrazione, di una laboriosità che si sposa perfettamente con lo spirito di Milano.
Lei che rapporti ha mantenuto e coltiva con la sua terra d'origine?
Con la terra di Puglia ho mantenuto un rapporto splendido. Mi capita spesso di venire in Puglia, qualche volta per vacanze, ahimè oramai raramente, altre volte per impegni istituzionali e per momenti ufficiali. Da ragazzo ho conosciuto la Puglia attraverso i racconti dei miei famigliari, crescendo ho potuto valutare direttamente le bellezze di questa terra, soprattutto apprezzare il gusto per l’ospitalità, per la disponibilità e per la simpatia dei pugliesi. Elencare i luoghi turistici, i siti archeologici e storici, le bellezze naturali mi ci vorrebbe tutta la Gazzetta, dalle località della Daunia alla Terra di Bari, dal Salento al Brindisino, luogo natio di mio padre. In questo momento il mio più forte desiderio è di poter trascorrere qualche giorno di vacanza in Puglia, per poter fruire delle eccellenze culturali e naturali e, nello stesso tempo, da amante delle tradizioni pugliesi, potermi ‘dedicare’ alle splendide e infinite eccellenze enogastronomiche.
TARANTO - Un uso intelligente e razionale del patrimonio naturale e paesaggistico può tornare estremamente utile per riequilibrare il rapporto fra ambiente e are industrializzate. Parola di Alessandro Colucci, 37 anni compiuti a maggio, sangue salentino-pugliese nelle vene (è il figlio del parlamentare brindisino Francesco Colucci, da quattro legislature questore alla Camera), uno dei più giovani assessori nella giunta lombarda guidata da Roberto Formigoni, con la sua delega ai Sistemi Verdi e Paesaggio.
Assessore, a suo giudizio esiste una "ricetta esportabile" per riuscire a conciliare una qualità ambientale e paesaggistica di buon livello con forti insediamenti urbanistici e industriali come nel caso di Taranto (Ilva) o Brindisi (Petrolchimico)?
E’ evidente che morfologicamente e geograficamente parliamo di due realtà territoriali molto diverse tra loro. La Lombardia è una regione particolarmente antropizzata, con grandi numeri sulla mobilità, sul traffico di merci, un’economia e una regione tra le prime al mondo. La Puglia è completamente diversa, alternando zone ad alto insediamento urbano e industriale con ampie distese di natura e di paesaggi spettacolari. Certamente, però, alcune esperienze maturate il Lombardia sono esportabili. Penso ad esempio alla fruizione dei parchi e delle riserve (sia montane, di pianure e, nel caso pugliese, di mare). Cioè l’idea che le zone ad alto pregio e valore naturale non debbono essere poste sotto una ‘campana di vetro’ ma al contrario vissute, rese belle e attraenti per i cittadini. Amare i nostri parchi significa viverli, renderli belli e sani, proteggerli e tutelarli, ma viverli. Ecco, credo che questo esempio sia indifferentemente applicabile a Milano come a Bari a Taranto o a Brindisi. Così come le politiche di limitazione dell’uso del suolo, del rispetto del paesaggio e delle bellezze di una Comunità e tanto altro ancora valgono in Lombardia come in Puglia.
Fra Milano e la Lombardia l’esercito di pugliesi di prima, seconda e terza generazione non è inferiore alle 400mila unità. Una presenza cospicua.
La comunità pugliese in senso lato, e di cui io stesso, pugliese nato a Milano faccio parte, non solo è numericamente importante ma ha inciso fortemente nello sviluppo e nella crescita della città di Milano e della Lombardia. E’ stato così negli anni dell’immigrazione massiccia, in particolare degli anni Cinquanta e Sessanta, lo è ancora oggi con le seconde e terze generazioni che proseguono in questa testimonianza di un forte senso di responsabilità, di una perfetta e positiva integrazione, di una laboriosità che si sposa perfettamente con lo spirito di Milano.
Lei che rapporti ha mantenuto e coltiva con la sua terra d'origine?
Con la terra di Puglia ho mantenuto un rapporto splendido. Mi capita spesso di venire in Puglia, qualche volta per vacanze, ahimè oramai raramente, altre volte per impegni istituzionali e per momenti ufficiali. Da ragazzo ho conosciuto la Puglia attraverso i racconti dei miei famigliari, crescendo ho potuto valutare direttamente le bellezze di questa terra, soprattutto apprezzare il gusto per l’ospitalità, per la disponibilità e per la simpatia dei pugliesi. Elencare i luoghi turistici, i siti archeologici e storici, le bellezze naturali mi ci vorrebbe tutta la Gazzetta, dalle località della Daunia alla Terra di Bari, dal Salento al Brindisino, luogo natio di mio padre. In questo momento il mio più forte desiderio è di poter trascorrere qualche giorno di vacanza in Puglia, per poter fruire delle eccellenze culturali e naturali e, nello stesso tempo, da amante delle tradizioni pugliesi, potermi ‘dedicare’ alle splendide e infinite eccellenze enogastronomiche.