Bimbo si perde in spiaggia lo ritrova un senegalese

di Milena Fumarola

TORRE CANNE - Un senegalese ed un marocchino si prodigano per ritrovare un bambino che si era perso in spiaggia. A Torre Canne si è vissuta mezz’ora di terrore, trenta minuti che ad una mamma sono sembrati un’eternità perché aveva perso il figlio di soli tre anni e mezzo. “E’ stata una svista di pochi secondi, stavo prendendo dalla borsa i braccioli per fargli fare il bagno, mi sono girata e non l’ho più visto. Mi è arrivato il cuore in gola, si è annebbiata la vista, c’era troppa gente e lui era sparito nel nulla”. Così la mamma descrive quegli attimi terribili. Ha chiesto subito aiuto ai vicini d’ombrellone che hanno iniziato a chiamarlo e cercarlo. Un gruppo si è subito mosso verso il Porto e l’altro in direzione “Fiume”. Si sono mobilitati anche dei ragazzi e dei bambini. Dopo dieci minuti nessuno aveva visto passare il bambino che indossava un boxerino a quadri grandi rossi e blu ed un cappellino di jeans con visiera. La mamma ha iniziato a disperarsi e a piangere. Ha chiesto di cercarlo anche in mare: “Stavo prendendo i braccioli, in quei pochi secondi mi avrà anticipato e sarà andato in acqua”. 

In quel frangente sulla battigia è passato un ragazzo senegalese, coperto di tessuti, bracciali, collane e cappelli. Ha visto l’agitazione della donna e le ha chiesto cosa stesse accadendo. A spiegare l’accaduto sono state le persone che erano con la donna. Il ragazzo l’ha rassicurata presentandosi: “Mi chiamo Amadou, trovo io il tuo bambino”. Qualcuno ha male interpretato la serenità del giovane ragazzo “l’ha preso qualcuno di loro e adesso lui gli dirà di restituirlo”. Amadou ha preso il suo walkie-talki ed ha iniziato il tam tam con i suoi amici sparsi su tutta la costa. L’impegno di Amadou ha portato immediatamente all’avvistamento del piccolo L. che era in lacrime, seduto sulla sabbia, vicino al fiume. Si è avvicinato a lui Babu, un ragazzo Marocchino che ha chiesto ad una donna che prendeva il sole di aiutarlo e accompagnarlo dal bambino. “Piange, vuole la mamma, io straniero, lui paura di me, aiutami, lo riportiamo da sua mamma”. Insieme si sono accertati che si trattava del piccolo L. e Babu e la signora Mariachiara hanno riportato il bambino da sua madre. Quando si sono ritrovati si sono abbracciati ed hanno pianto. Amadou e Babu hanno preso tutte le loro cose per riprendere il lavoro ma la gente si è avvicinata per ringraziarli, qualcuno ha iniziato un applauso in segno di ringraziamento. 

La mamma con il piccolo in braccio è andata a stringere la mano ai due ragazzi, li ha ringraziati ed è partito un secondo applauso, erano tutti intorno a loro. Amabou ha chiesto di prendere in braccio L. e gli ha detto che anche lui in Senegal ha una bambina di tre anni che pensa di avere perso il suo papà che invece è in Italia a lavorare. “Torno da lei a settembre e racconterò questa storia, a lei piacerà, la vorrà sentire tante volte”. I due ragazzi sono andati via dopo avere lasciato al piccolo L. una collana ed un bracciale come ricordo. Il piccolo ha confessato alla mamma che era andato a cercare il papà che da qualche mese non vive più a casa con loro. Tutto si è risolto bene, il bambino non era andato in mare e nessuno l’aveva rapito. Amabou, quando tornerà in Senegal, avrà una storia da raccontare alla sua piccola e, forse, quanti in spiaggia in un primo momento hanno dubitato del ragazzo Senegalese, avranno imparato che non esiste solo “l’uomo nero” che ha accompagnato tante brutte storie. Una vicenda a lieto fine che bisognerebbe raccontare a chi è poco accogliente e vede sempre “nero” quando arriva gente da lontano.
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