A Brindisi Sant'Elia impianti fai da te per giocare al calcio
BRINDISI - Un quadretto da Anni Cinquanta. Quando per giocare gruppi di ragazzini cercavano in periferia (abbastanza prossime al centro della città) un pezzetto di terreno incolto, anche dalla superficie irregolare, segnavano le porte con due pietre al posto dei pali, si dividevano in due squadre e giocavano a calcio. Ciò che si pensava ... trapassato, accade oggi. Su uno spazio, a ridosso di via Benvenuto Cellini, alla periferia di Brindisi, nel popoloso quartiere Sant’Elia, un gruppo di ragazzini, aiutati dai loro genitori, hanno spianato un rettangolo, disegnato con polvere di gesso i limii di un campo di calcio delle dimensioni di quello di calcio a cinque, collocato due porte e iniziato a giocare, fra strilli di gioia e cori da curva sud. Sotto un sole terribilmente caldo di metà luglio, dalle prime ore di domenica mattina 10, l’inaugurazione... ufficiale. Si è giocato sino a quando, una mamma, da uno dei balconi del palazzo che si affaccia proprio sul campetto, non ha gridato: «Luca sali è pronto per il pranzo».
Sfiniti, sudati ma contenti, Luca e tutti i suoi compagni hanno lasciato il campo e si sono dati appuntamento al pomeriggio. L’episodio raccontato ha origine in un quartiere, il Sant’Elia, di oltre quindicimila abitanti, con un unico centro sportivo, il «Roberto Buscicchio» (intolato ad un grande dirigente sportivo), esempio di degrado di bene pubblico e di inascoltati inviti a provvedere degli abitanti all’Amministrazione comunale.
Negli ultimi anni, gli unici interventi a favore dell’impiantistica sportiva brindisina, hanno riguardato il palazzetto «Elio Pentassuglia» e il campo di calcio «Franco Fanuzzi». Sono scelte chiare ed inequivocabili, soprattutto dal punto di vista elettorale. Senza alcun ostacolo posto dall’opposizione in consiglio comunale. Unanimità. Così è trattato il bisogno dei giovani brindisini di spazi attrezzati per lo sport e il tempo libero. Interventi a favore delle società dello spettacolo sportivo, sacrificando tutte le esigenze di interi quartieri e di federazioni e società sportive del più vasto movimento sportivo brindisino.
Accontentare il legittimo bisogno di spettacolo non può mortificare la voglia di gioco dei ragazzi, come quelli che al rione Sant’Elia hanno deciso di fare da sé. Se l’Amministrazione comunale non si occupa di noi - hanno pensato - con un piccolo impegno realizziamo con i nostri genitori quanto occorre per trascorre ore di gioia. A crescere al più presto nel rispetto delle regole della convivenza civile. Nel rispetto degli altri attraverso l’unica vera ed efficace strada, quella dello sport, e nel caso del calcio. E così un gruppo di famiglie ha organizzato una colletta, incaricato una ditta di spianare un piccolo spazio, tra l’altro infestato di erbacce, e permesso ai ragazzi del quartiere di trascorrere ore in allegria praticando lo sport più popolare.
La vicenda ha fatto simpatia, al punto che si sono disputate subito diverse partite e alla presenza di... spettatori. In diversi, con ogni probabilità genitori dei ragazzi impegnati a giocare, si sono accomodati all’ombra degli alberi ai margini della campo realizzato. Insomma, un quadro di altri tempi. Ma con tinte di amarezza. Nel 2011, a Brindisi, senza la disponibilità delle famiglie e il loro contributo fattivo, lo sport resta una conquista non proprio facile. Ma si dirà: in città insistono impianti sportivi frequentati e utilizzati dalle federazioni e dalle società. Sì. Sempre che non venga staccata l’erogazione dell’energia elettrica per morosità.
Sfiniti, sudati ma contenti, Luca e tutti i suoi compagni hanno lasciato il campo e si sono dati appuntamento al pomeriggio. L’episodio raccontato ha origine in un quartiere, il Sant’Elia, di oltre quindicimila abitanti, con un unico centro sportivo, il «Roberto Buscicchio» (intolato ad un grande dirigente sportivo), esempio di degrado di bene pubblico e di inascoltati inviti a provvedere degli abitanti all’Amministrazione comunale.
Negli ultimi anni, gli unici interventi a favore dell’impiantistica sportiva brindisina, hanno riguardato il palazzetto «Elio Pentassuglia» e il campo di calcio «Franco Fanuzzi». Sono scelte chiare ed inequivocabili, soprattutto dal punto di vista elettorale. Senza alcun ostacolo posto dall’opposizione in consiglio comunale. Unanimità. Così è trattato il bisogno dei giovani brindisini di spazi attrezzati per lo sport e il tempo libero. Interventi a favore delle società dello spettacolo sportivo, sacrificando tutte le esigenze di interi quartieri e di federazioni e società sportive del più vasto movimento sportivo brindisino.
Accontentare il legittimo bisogno di spettacolo non può mortificare la voglia di gioco dei ragazzi, come quelli che al rione Sant’Elia hanno deciso di fare da sé. Se l’Amministrazione comunale non si occupa di noi - hanno pensato - con un piccolo impegno realizziamo con i nostri genitori quanto occorre per trascorre ore di gioia. A crescere al più presto nel rispetto delle regole della convivenza civile. Nel rispetto degli altri attraverso l’unica vera ed efficace strada, quella dello sport, e nel caso del calcio. E così un gruppo di famiglie ha organizzato una colletta, incaricato una ditta di spianare un piccolo spazio, tra l’altro infestato di erbacce, e permesso ai ragazzi del quartiere di trascorrere ore in allegria praticando lo sport più popolare.
La vicenda ha fatto simpatia, al punto che si sono disputate subito diverse partite e alla presenza di... spettatori. In diversi, con ogni probabilità genitori dei ragazzi impegnati a giocare, si sono accomodati all’ombra degli alberi ai margini della campo realizzato. Insomma, un quadro di altri tempi. Ma con tinte di amarezza. Nel 2011, a Brindisi, senza la disponibilità delle famiglie e il loro contributo fattivo, lo sport resta una conquista non proprio facile. Ma si dirà: in città insistono impianti sportivi frequentati e utilizzati dalle federazioni e dalle società. Sì. Sempre che non venga staccata l’erogazione dell’energia elettrica per morosità.