Giro di prostitute  sudamericane otto condanne

BARI – Il gup del Tribunale di Bari Sergio Di Paola ha emesso 8 condanne (la più grave a 4 anni a 10 mesi di carcere) e altrettante assoluzioni nell’ambito del processo su un presunto giro di prostitute sudamericane gestito da due gruppi criminali operanti nella provincia di Bari ed in quella di Pesaro-Urbino, ma strettamente connessi tra di loro. 

L'indagine, coordinata dal pm Antimafia della Procura di Bari Giuseppe Scelsi e da qualche giorno passata alla pm Elisabetta Pugliese, portò il 9 aprile 2010 alla notifica di 39 provvedimenti restrittivi a carico di altrettanti soggetti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento ed al favoreggiamento della prostituzione nei comuni di Grumo Appula, Toritto, Palo del Colle, Terlizzi, Pesaro, Urbino, Fano. Sedici imputati sono stati giudicati con rito abbreviato mentre gli altri hanno scelto riti processuali diversi. La condanna più pesante, a 4 anni e 2 mesi di carcere, è stata emessa a carico di Vito Lozito. Tre anni e 8 mesi di reclusione sono stati inflitti a Sandra Maria Da Costa Melo; 3 anni a Cosimo Fallacara. Due anni di carcere per Nicola Viterbo, 1 anno e 8 mesi per Rocco Carella, 1 anno e 4 mesi per Maria Marsico e Saturnino Aguzzi. Infine 10 mesi e 20 giorni di reclusione per Ruth Mary Marin De Tobon. 

Tra gli 8 assolti anche il capo clan di Bari Vecchia, Antonio Capriati. Le indagini, sviluppatesi con intercettazioni telefoniche ed ambientali oltre a servizi di osservazione e pedinamento, sono state avviate dai Carabinieri della Compagnia di Modugno nel luglio 2006, a seguito dell’arresto di un uomo per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione di tre donne straniere lungo la Statale 96 che collega Bari ad Altamura Gli investigatori avrebbero accertato due ramificazioni di una medesima associazione a delinquere di tipo "policentrico" con le seguenti specificità: i luoghi di esercizio e l’ambito territoriale delle attività di prostituzione, costituiti da moduli abitativi e casolari dislocati in terreni agricoli lungo la Statale 96 e la Provinciale 231 e da appartamenti nei comuni marchigiani di Fano e limitrofi; il livello direttivo dell’organizzazione a struttura piramidale, desunto dai sistematici rapporti intercorrenti tra i sodali diretti alla pianificazione, direzione e conduzione della complessa attività criminale; il reclutamento delle prostitute che avveniva ad opera del gruppo direttivo ed interessava tutte donne provenienti dal Sud America (Colombia, Repubblica Dominicana, Uruguay), opportunamente fatte ruotare ogni 15 giorni con un programma di avvicendamento in turni, così da creare un effetto "novità" nei clienti; la costante vigilanza dei siti, il trasporto, la fornitura del vitto, la risoluzione dei problemi logistici e sanitari al fine di vigilare sulla sicurezza delle prostitute e sul buon andamento delle attività; la consapevolezza dei proprietari di taluni siti, generalmente terreni agricoli su cui venivano impiantati containers o moduli abitativi, tramite la stipula di "preliminari di vendita" che assicuravano a prostitute e sfruttatori la tutela legale, mentre ai proprietari una fonte di guadagno ingente, assolutamente sproporzionata al valore oggettivo del terreno.
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