Giostrai e circensi pugliesi: da Sfax rotta verso l'Italia
di MARISA INGROSSO
Per garantire loro sicurezza e confort di viaggio, gli ultimi ad essere imbarcati sono stati gli animali (quattro tigri, 14 cavalli e serpenti) del Circo Italiano Bellucci. Dopodiché, alle 16.25 di ieri, i portelloni del traghetto «Toscana» della Tirrenia si sono chiusi sul porto di Sfax. I circensi e i giostrai (per lo più pugliesi) che erano a bordo non hanno trattenuto l’entusiasmo, l’emozione. Qualcuno ha pianto.
Gli operatori del mondo dello spettacolo erano in tournée in Tunisia quando è esplosa la rivoluzione. I fratelli Bellucci (Attilio, 40 anni è nato ad Altamura, nel Barese, mentre Emidio, 37, è nato a Galatina, nel Salento), i loro colleghi e le rispettive famiglie, erano proprio a Sfax durante gli scontri. Un centinaio di persone, con donne e bambini anche piccolissimi, da soli, senza protezione, e con scarsi viveri. Hanno dovuto patire sassaiole, lanci di lacrimogeni, tentativi di effrazione. Oltre che lo choc delle sparatorie e di quei due morti ammazzati proprio vicino al loro tendone a strisce bianche e rosse.
«Ma oggi è festa per noi – dice Attilio – A bordo ci sono anche due medici, una donna e un uomo. E, finalmente, c’è da mangiare sia per noi, sia per i nostri animali».
«Riuscire a salire sulla nave e caricare tutto è stato come vincere una battaglia», dice il foggiano Cesare Tarantino. Anche lui e gli altri giostrai, i Ferretti (di Valenzano, Bari); gli Scopece e gli Sperangelo (di Foggia), se la sono vista brutta. Con donne e bimbi, erano a Zarzis. Hanno dovuto attraversare il Paese nordafricano mentre infiammavano le violenze, per poter raggiungere il porto di Sfax e sperare nel rimpatrio.
«Ora – dice Tarantino - dobbiamo arrivare a casa e riabbracciare i nostri cari. Io ho due bambini Ivana Pia e Albertino, di 11 e 9 anni, che sono rimasti a Zapponeta (in provincia di Foggia; ndr)».
«C’è mia moglie Morena che pensa a loro – sussurra Cesare con la voce rotta dall’emozione - Lei cresce i bambini da sola mentre sono fuori, è una ragazza… una ragazza eccezionale. Sono 12 anni che siamo sposati e questa volta ha avuto troppa paura per me. Dalla nave l’ho chiamata, era contentissima».
L’umore degli italiani è alle stelle e chiedono di ringraziare pubblicamente chi ha contribuito a salvarli: «Il ministro degli Esteri, Franco Frattini; gli operatori della Farnesina; l’ambasciatore italiano a Tunisi, Pietro Benassi; il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola; il sindaco di Bari, Michele Emiliano, e il suo omologo di Valenzano (nel Barese), Luigi Lampignano, ed i consiglieri comunali di Zapponeta». «Senza il loro aiuto, noi saremmo esposti ancora a rischi terribili», dicono.
La nave della salvezza è diretta a Napoli. Dovrebbe arrivare questa notte, dopo 28-29 ore di navigazione.
Per garantire loro sicurezza e confort di viaggio, gli ultimi ad essere imbarcati sono stati gli animali (quattro tigri, 14 cavalli e serpenti) del Circo Italiano Bellucci. Dopodiché, alle 16.25 di ieri, i portelloni del traghetto «Toscana» della Tirrenia si sono chiusi sul porto di Sfax. I circensi e i giostrai (per lo più pugliesi) che erano a bordo non hanno trattenuto l’entusiasmo, l’emozione. Qualcuno ha pianto.
Gli operatori del mondo dello spettacolo erano in tournée in Tunisia quando è esplosa la rivoluzione. I fratelli Bellucci (Attilio, 40 anni è nato ad Altamura, nel Barese, mentre Emidio, 37, è nato a Galatina, nel Salento), i loro colleghi e le rispettive famiglie, erano proprio a Sfax durante gli scontri. Un centinaio di persone, con donne e bambini anche piccolissimi, da soli, senza protezione, e con scarsi viveri. Hanno dovuto patire sassaiole, lanci di lacrimogeni, tentativi di effrazione. Oltre che lo choc delle sparatorie e di quei due morti ammazzati proprio vicino al loro tendone a strisce bianche e rosse.
«Ma oggi è festa per noi – dice Attilio – A bordo ci sono anche due medici, una donna e un uomo. E, finalmente, c’è da mangiare sia per noi, sia per i nostri animali».
«Riuscire a salire sulla nave e caricare tutto è stato come vincere una battaglia», dice il foggiano Cesare Tarantino. Anche lui e gli altri giostrai, i Ferretti (di Valenzano, Bari); gli Scopece e gli Sperangelo (di Foggia), se la sono vista brutta. Con donne e bimbi, erano a Zarzis. Hanno dovuto attraversare il Paese nordafricano mentre infiammavano le violenze, per poter raggiungere il porto di Sfax e sperare nel rimpatrio.
«Ora – dice Tarantino - dobbiamo arrivare a casa e riabbracciare i nostri cari. Io ho due bambini Ivana Pia e Albertino, di 11 e 9 anni, che sono rimasti a Zapponeta (in provincia di Foggia; ndr)».
«C’è mia moglie Morena che pensa a loro – sussurra Cesare con la voce rotta dall’emozione - Lei cresce i bambini da sola mentre sono fuori, è una ragazza… una ragazza eccezionale. Sono 12 anni che siamo sposati e questa volta ha avuto troppa paura per me. Dalla nave l’ho chiamata, era contentissima».
L’umore degli italiani è alle stelle e chiedono di ringraziare pubblicamente chi ha contribuito a salvarli: «Il ministro degli Esteri, Franco Frattini; gli operatori della Farnesina; l’ambasciatore italiano a Tunisi, Pietro Benassi; il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola; il sindaco di Bari, Michele Emiliano, e il suo omologo di Valenzano (nel Barese), Luigi Lampignano, ed i consiglieri comunali di Zapponeta». «Senza il loro aiuto, noi saremmo esposti ancora a rischi terribili», dicono.
La nave della salvezza è diretta a Napoli. Dovrebbe arrivare questa notte, dopo 28-29 ore di navigazione.