Pale eoliche nel Parco dell'Alta Murgia: la Procura avvia indagini

di Giovanni Longo

La Procura di Bari ha in corso accertamenti sulla realizzazione di un parco eolico in Zona di protezione speciale (Zps) a ridosso del parco nazionale dell’Alta Murgia. Due i profili al vaglio degli inquirenti. Il primo riguarda gli atti di autorizzazione per la realizzazione degli impianti. Gli investigatori, in sintesi, stanno verificando se fosse necessaria oppure no la valutazione di incidenza ambientale da parte della Regione, oltre che il parere del Parco nazionale dell’Alta Murgia. Ci sono stati abusi, falsi, omissioni?

Un secondo aspetto, invece, sul quale le indagini condotte nel massimo riserbo sono solo all’inizio, riguarda possibili infiltrazioni della criminalità organizzata in alcune delle società che gestiscono le torri eoliche. Su entrambi gli aspetti, al momento, non risulterebbero indagati.

L’indagine parte da lontano, da una attività d’iniziativa del comando stazione Forestale «Parco» di Gravina in Puglia del Corpo Forestale dello Stato. Gli agenti, coordinati dal sovrintendente Carlo Moramarco, sequestrarono nel 2007 «tre scavi di fondazione su roccia calcarea (pseudosteppa) delle dimensioni di metri 18 x 18 e profondità di tre metri circa ciascuno, per la realizzazione di piattaforme destinate alla localizzazione e all’ancoraggio di pali eolici» oltre che 2,5 chilometri di strade per il passaggio di mezzi pesanti in località «Iambrenghi - Monte Scorzone Monacelle» nel territorio di Minervino Murge, in zona 2 del Parco.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore presso la Procura di Trani,Giuseppe Maralfa, si chiusero con la citazione a giudizio di cinque persone accusate di deturpamento di bellezze naturali e violazione della normativa sulle aree protette. Nel mirino anche una «sottostazione» della società «Murgeolica» all’interno del parco, inizialmente sequestrata e subito dissequestrata, nel territorio di Spinazzola.

Il processo è in corso davanti alla sezione distacca di Canosa. Sul banco degli imputati Josef Gostner, legale rappresentante della società propietaria e committente; Michele Manca Di Villahermosa, legale rappresentante dell’Associazione Temporanea d’Imprese, esecutrice dei lavori (Manca Spa e Siemens Spa); Francesco Ramundo, legale rappresentante della Ramundo Engineering srl di Spinazzola (impresa subappaltatrice delle opere), Michele Greco, direttore dei lavori e Vito Barile, anch’egli direttore dei lavori per opere complementari dell’impianto. Accanto a questa indagine, più recentemente, ne è stata avviata un’altra, questa volta dalla procura di Bari. Lo «spunto», a quanto pare, è rappresentato da due informative del Corpo Forestale dello Stato di Gravina redatte nel 2007 e nel 2008 in cui si sostiene che per realizzare impianti eolici in un territorio a ridosso del Parco è necessaria una valutazione d’incidenza ambientale. Gli atti autorizzativi della Regione, da soli, non sarebbero sufficienti per impiantare le torri che trasformano l’energia prodotta dal vento. Un profilo relativamente marginale, nell’inchiesta barese, coordinata dal pm inquirente Renato Nitti, riguarda anche la presunta violazione di una direttiva comunitaria che prevede una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di volatili. Le rotte seguite durante le migrazioni sarebbero disturbate dalle ingombranti pale.

Ma l’aspetto sul quale la Procura barese sta cercando di fare luce riguarda possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione degli impianti, l’individuazione dei terreni su cui impiantare le torri, le royalties riconosciute ai comuni nel cui territorio insistono le pale. Luigi Franzinelli, 67 anni di Molina di Ledro (Trento), coinvolto nell’inchiesta siciliana «Eolo» su presunti interessi della mafia sullo sfruttamento delle energie rinnovabili, è stato, fino all’ottobre 2006, socio di «Murgeolica» (a giudizio a Canosa), oltre che socio di decine di società che in Puglia, Basilicata, Sicilia, Lazio e Sardegna gestiscono torri eoliche.

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