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Sanità, in Puglia il registro unico per il trasporto dei pazienti non urgenti: approvata la delibera
Riguarda soprattutto pazienti non deambulanti, dimessi dagli ospedali che devono tornare a casa o che devono raggiungere una struttura sanitaria per una visita o una terapia
La Puglia si doterà di un registro regionale che raccoglierà tutti gli operatori autorizzati a effettuare il trasporto sanitario secondario, cioè quel servizio rivolto a persone che, per condizioni cliniche, non possono spostarsi da sole, ma non hanno bisogno di un’ambulanza in emergenza con medici o infermieri a bordo. Lo ha deciso la giunta regionale approvando la delibera che istituisce formalmente il registro.
Riguarda soprattutto pazienti non deambulanti, dimessi dagli ospedali che devono tornare a casa o che devono raggiungere una struttura sanitaria per una visita o una terapia. La necessità di un registro, proposto dagli assessorati alla Sanità e ai Trasporti della Regione, deriva dalla situazione molto disomogenea e senza regole uniche.
«Finalmente si gettano le basi per la tutela delle famiglie e dei soggetti fragili da trasportare, che potranno usufruire di un servizio qualificato, controllato e con costi trasparenti - ha dichiarato l’assessore ai Trasporti e alla Mobilità sostenibile, Debora Ciliento -. Troppa gente ha dovuto subire i disagi di un servizio di trasporto sanitario secondario inefficiente, pagando anche con la vita l’inadeguatezza dei mezzi e della professionalità degli operatori. L’approvazione di questa delibera è il migliore dei modi per chiudere la legislatura».
«L'istituzione del Registro Regionale mette finalmente ordine in un ambito delicato, offrendo alle persone più fragili la garanzia di essere trasportate da operatori qualificati e tracciabili - ha detto l’assessore alla Sanità, Raffaele Piemontese - è una scelta che rafforza il nostro sistema di tutela sociosanitaria e introduce standard chiari, controlli puntuali e maggiore trasparenza verso i cittadini, rendendo più sicuri e affidabili servizi che incidono sulla vita quotidiana di molte famiglie»