I dati

La Puglia «cuore nero» del traffico d’auto: scocche e smontaggi-lampo, ecco l'hub della malavita

Gianpaolo Balsamo

Il furto e il riciclaggio di autovetture in Puglia non è più un'emergenza locale: è un business organizzato che rende decine di migliaia di euro a colpo e trasforma la regione in uno dei punti più a rischio d'Italia

Sono scocche abbandonate nelle campagne, officine dove si smontano auto in poche ore, pezzi pregiati inviati oltreconfine. Il furto e il riciclaggio di autovetture in Puglia non è più un'emergenza locale: è un business organizzato che rende decine di migliaia di euro a colpo e trasforma la regione in uno dei punti più a rischio d'Italia.

I numeri, forniti dalle aziende del settore e dagli osservatori specializzati, disegnano un fenomeno in ascesa e in parte già strutturato. Secondo il report sui furti parziali e sui recuperi relativo al primo semestre 2025 elaborato da «LoJack Italia», leader nelle soluzioni telematiche, nei primi sei mesi dell’anno sono stati recuperati 1.032 veicoli per un valore complessivo stimato in 33,4 milioni di euro. Sul fronte nazionale si stima inoltre che ogni anno vengano sottratti circa 136mila veicoli: una platea ampia che alimenta mercati illeciti all’interno e all’esterno dei confini nazionali.

Crescono i furti «parziali» (la cosiddetta «cannibalizzazione») che nel 2024 hanno determinato quasi 14mila interventi per riparazioni dovute a furti o tentativi, con un aumento del 3,5% rispetto all’anno precedente (dati Osservatorio «Car Clinic»). I veicoli più a rischio hanno un’età compresa tra i 4 e i 6 anni (un terzo dei casi), ma non sono risparmiate neppure vetture più giovani (fino a 3 anni: il 28% dei casi). I pezzi più ricercati vanno dalle telecamere di bordo ai monitor, dai fanali tecnologici ai cerchi in lega fino ai catalizzatori: alcuni componenti del valore di migliaia di euro che trovano mercato in Italia, Nord Africa, Emirati e Sud Africa.

«Qui ogni giorno troviamo scocche di auto rubate» - denuncia il comandante Giuseppe Marasco del Corpo volontari Civilis - le località più colpite sono Cerignola, il “ghetto” di Borgo Mezzanone e altri comuni della provincia di Foggia. Sulle campagne ci sono vere e proprie centrali di smontaggio: i volontari che pattugliano queste aree incontrano continuamente carcasse di mezzi che sono stati spolpati dei pezzi più pregiati».

I numeri impressionanti dei furti di veicoli sono confermati anche da Maurizio Iperti, presidente Automotive LoJack International, che spiega le dinamiche e le contromisure: «Oltre ai 136mila veicoli che ogni anno vengono rubati nel nostro Paese, esiste un fenomeno che quotidianamente colpisce un numero crescente di automobilisti italiani, il cosiddetto furto parziale, cioè la sottrazione di componenti dalle vetture parcheggiate. Un business che, gestito da organizzazioni criminali, ha ormai assunto dimensioni significative e che alimenta stabilmente il mercato nero dei pezzi di ricambio. I ladri sono oggi sempre più tecnologici e spesso impiegano attrezzature all'avanguardia che consentono anche in pieno giorno di sottrarre componenti della vettura o di far sparire l’intera auto per poi procedere rapidamente allo smontaggio e alla commercializzazione dei pezzi ottenuti, provocando danni anche di diverse migliaia di euro per i mal capitati proprietari. Per questo è oggi ancora più importante tutelarsi dal furto con adeguati strumenti tecnologici che lo prevengano e, nel peggiore dei casi, ne agevolino il recupero».

Iperti sottolinea inoltre che la Puglia è fra le aree critiche: «La Puglia, e in particolare l'area tra Manfredonia e Cerignola (nota come "triangolo delle Bermuda dei furti d'auto"), rappresenta uno dei luoghi in cui le vetture corrono il maggior rischio di essere oggetto di furto di componenti, con vere e proprie centrali di smontaggio sparse nelle campagne e officine e autoparchi spesso compiacenti che rivendono i pezzi rubati».

Il «modus operandi» di queste bande di specialisti è ormai collaudato: si ricevono richieste di parti specifiche, si studiano i colpi (strade secondarie e zone buie), si rubano o si trascinano intere vetture (talvolta clonando chiavi o sfruttando vulnerabilità elettroniche come la connessione alla rete Can bus), si trasferiscono i mezzi in capannoni dove specialisti li «spolpano» in 3-4 ore e i pezzi partono verso mercati illegali.

Per le vittime il danno è doppio: economico (riparazioni che possono superare i 5.000 euro) e psicologico (la perdita della sicurezza percepita, la difficoltà di ottenere risarcimenti rapidi). Per il territorio la presenza di queste attività illegali mina l’economia legale, favorisce fenomeni di ricettazione e, in alcuni casi, crea reti di complicità locali che impediscono il contrasto efficace del fenomeno.

Per fronteggiare questa vera e propria piaga sociale, associazioni di categoria e operatori del settore già da tempo chiedono una maggiore pressione investigativa e controlli mirati nelle aree a rischio ma, anche, incentivi per dotare le vetture di sistemi antifurto evoluti e per la diffusione di dispositivi telematici che aumentino le probabilità di recupero.

LoJack rivendica l’efficacia dell’integrazione tra radiofrequenza e Gps e l’importanza di un team operativo che coordini il recupero con le forze dell’ordine. I volontari civili come quelli guidati dal comandante Marasco chiedono più pattugliamenti, illuminazione e pressing contro capannoni e officine sospette.

Certo, numeri alla mano, l’immagine della regione come “tacco d’Italia” assume ora contorni più preoccupanti: non solo meta turistica e agricola, ma anche terreno fertile per un’industria criminale che prospera grazie a controlli sporadici, collusioni locali e mercati esteri disposti a pagare buoni prezzi per componenti rubati.

Le scocche trovate quotidianamente dai volontari nelle campagne del Foggiano non sono più solo un sintomo: sono la cartina di tornasole di un problema che richiede risposte forti e coordinate. Per i cittadini: segnalare movimenti sospetti, dotarsi di sistemi di localizzazione e, in caso di furto parziale, rivolgersi rapidamente sia alle forze dell’ordine sia al proprio provider telematico sono passi che aumentano la possibilità di intervento e recupero.

La denuncia resta aperta: finché saranno presenti centrali di smontaggio e canali di ricettazione redditizi, il fenomeno non si fermerà. E mentre si cerca una strategia complessiva che coinvolga istituzioni, forze dell’ordine, operatori e comunità locali, nelle campagne pugliesi continuano ad affiorare scocche vuote e arrugginite che sono il segno, devastante, di un mercato che non smette di prosperare sull'illegalità.

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