Taranto, morto il portiere di via Poma Pm: è suicidio al 99% Foto del ritrovamento
TARANTO - Si è suicidato Pietrino Vanacore, l’ex portiere dello stabile di via Poma, a Roma, nel quale nel 1990 fu trovata uccisa Simonetta Cesaroni. Vanacore si è gettato in acqua in località Torre Ovo, vicino Torricella, in provincia di Taranto, dove risiedeva ormai da anni. Vanacore ha lasciato almeno due cartelli con su scritto: «20 anni perseguitati senza nessuna colpa».
Pietrino Vanacore fu arrestato il 3 agosto del '90, con l’accusa di omicidio tre giorni dopo il delitto. Il 16 giugno '93 fu prosciolto dal gip Cappiello perchè «il fatto non sussiste». La decisione divenne definitiva nel 1995 dopo il ricorso in Cassazione. Dopo l’uscita di scena decise di lasciare Roma.
LA VICENDA
Simonetta Cesaroni, una bella ragazza di 21 anni, figlia di un dipendente dell’azienda tranviaria comunale, viene trovata cadavere alle 22 e 30 circa del 7 agosto 1990 a Roma, in via Poma 2, quartiere Prati, dove lavorava come segretaria dell'AIAG (Associazione Italiana Alberghi della Gioventù). A scoprire la tragedia sono la sorella Claudia, il cognato di Simonetta, il suo datore di lavoro e la moglie di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile.
Il corpo della ragazza giace in una stanza, supino, le gambe divaricate, senza mutandine, il reggiseno sollevato, trafitto con 29 colpi d'arma bianca al volto, alla gola, al tronco ed al basso ventre. L’arma utilizzata per il delitto – mai ritrovata – è, probabilmente, un tagliacarte. La tempia destra presenta un'ecchimosi, come se fosse stata colpita da un violentissimo schiaffo a mano aperta.
Comincia così un mistero, tuttora irrisolto. A tutt’oggi gli investigatori non sono riusciti a stabilire se l’assassino fosse destrimane o mancino e neppure l’elemento fondamentale in qualsiasi inchiesta che possa dirsi tale: l’ora del delitto.
A lungo il sospettato numero uno è stato Federico Valle, un giovane che abitava nello stesso palazzo dove il delitto è avvenuto. A scagionarlo, oltre all’esame del DNA, il fatto che non avesse su di sé alcuna ferita, mentre una delle poche certezze è che l’assassino, nella fase finale dell’omicidio, si è sicuramente ferito. Ma prima di lui nel tritacarne dell’inchiesta era finito il portiere di via Poma, Pietrino Vanacore che venne anche arrestato.
L'EX FIDANZATO DI SIMONETTA SOTTO PROCESSO
Nel novembre 2009 è stato rinviato a giudizio per omicidio volontario Raniero Brusco, l’ex fidanzato di Simonetta. Il processo ha preso il via il prossimo 3 febbraio davanti ai giudici della Terza Corte d’Assise della capitale, come disposto dal giudice per le udienze preliminari Maddalena Cipriani.
Stando a quanto affermano i consulenti dell’accusa infatti, l’arcata dentale di Brusco sarebbe compatibile con la traccia di un morso lasciata sul seno della donna, e rappresenterebbe uno degli elementi che hanno portato al rinvio a giudizio dell’uomo. Insieme a questo anche i risultati delle consulenze svolte, con un’accelerazione delle indagini data dalle nuove tecniche investigative, e in particolare i test di rilevazione delle tracce biologiche ed ematiche del caso.
VANACORE IN ACQUA CON UNA PIETRA LEGATA
Ha lasciato alcuni biglietti di addio nella sua auto parcheggiata a poca distanza dal luogo del suo suicidio Pietro Vanacore, il portiere di via Poma a Roma, la cui vita fu segnata dal delitto di Simonetta Cesaroni, L’uomo, che si era ritirato a vivere a Torricella, in provincia di Taranto, oggi è stato trovato in mare, in località Torre Ovo, senza vita, ancorato ad una corda che si era allacciata intorno alla caviglia con una pietra.
Sul posto, si trovano i carabinieri che stanno aspettando il magistrato di turno Maurizio Carbone della Procura di Taranto. Vanacore, che avrebbe dovuto testimoniare il 12 marzo al processo sul delitto che si sta celebrando a Roma a carico di Raniero Busco, ex fidanzato della Cesaroni, è stato riconosciuto da alcuni amici, che hanno chiamato subito il 112.
IL DIFENSORE DI BRUSCO, NON SE L'E' SENTITA DI TESTIMONIARE
«La morte di Vanacore è troppo vicina alla scadenza processuale per non essere collegata. Lui ha vissuto con rimorso sulla coscienza questa storia, e non perchè fosse l’autore dell’omicidio, ma perchè sapeva». Così l’avvocato Paolo Loria, difensore di Raniero Busco, sotto processo per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, commenta la notizia del suicidio dell’ex portiere di via Poma. Pietro Vanacore avrebbe dovuto deporreil prossimo 12 marzo nel processo in corso a Roma per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, nel quale è imputato Raniero Busco.
«Non so come interpretare questo fatto – ha aggiunto il legale – l'ho saputo 20 minuti dopo che era successo. Evidentemente, però, non poteva parlare neanche a distanza di anni. Non se l’è sentita, in sostanza, di affrontare i giudici e gli avvocati in aula».
ORE 15:54 - SINDACO TORRICELLA, VANACORE NON ERA PREOCCUPATO
''Noi qui non abbiamo mai creduto che Pierino abbia potuto fare quello di cui veniva sospettato, mai, neanche per un solo minuto”: lo dice, parlando di Vanacore, il sindaco di Torricella, Giuseppe Turco, medico e molto amico dell’ex portiere dello stabile di via Poma dove venne trovata morta Simonetta Cesaroni. Per il sindaco, Pietro Vanacore negli ultimi tempi non sembrava preoccupato e pareva assolutamente tranquillo.
Il sindaco era a Taranto quando un amico lo ha chiamato telefonicamente per avvisarlo che 'Pierinò – così era conosciuto da tutti gli abitanti di Torricella – si era suicidato.
“Tra me e Pierino – racconta il sindaco – c'era un legame di amicizia. Eravamo tutti molto legati a lui perchè era una persona riservata, educata, tranquilla. Un uomo meraviglioso”.
“Sono rimasto molto colpito – dice ora il medico – perchè ero stato a casa di Pierino non più di 30 giorni fa e mi era sembrato assolutamente tranquillo, per niente preoccupato. Mi aveva chiamato per un piccolo problema di salute, niente di che. Mi chiamava ogni volta che aveva bisogno di un parere medico per problemi legati all’età. E quando sono andato a casa sua abbiamo preso un caffè insieme e abbiamo chiacchierato come facevamo sempre. E lui era tranquillo”. “Pierino – aggiunge Giuseppe Turco – era una persona molto equilibrata; del suo passato non abbiamo mai parlato, non amava molto parlare”.
ORE 16:59 - EX PM: 20 ANNI DI SOSPETTI ERANO SOLO UNA SUA IDEA
''Il suicidio e' un fatto cheintristisce e addolora. Il primo pensiero è quello di esprimere una umana compassione, ma i 20 anni di sospetti ai quali allude è, tuttavia, una valutazione personalissima”. Lo afferma Italo Ormanni, attuale responsabile del Dipartimento Giustizia del dicastero di via Arenula e già procuratore aggiunto della repubblica di Roma, a proposito del suicidio di Pietrino Vanacore.
Ormanni, insieme con l’allora sostituto Roberto Cavallone, ora procuratore della Repubblica di Sanremo, ed Ilaria Calò, attuale rappresentante dell’accusa al processo sull'omicidio di Simonetta Cesaroni, è stato uno dei magistrati che ha creduto, grazie alle nuove più sofisticate tecniche investigative, di poter far luce sui fatti di via Poma.
“Non è un mistero – ha dichiarato – che alla riapertura delle indagini, dovendo riapprofondire tutte le posizioni, fu deciso di indagare nuovamente anche su Vanacore. Era inevitabile, ma non emersero elementi su di lui. Poi, alla luce delle conclusioni peritali che individuavano una traccia di saliva sul corpetto di Simonetta e indicavano la compatibilità del segno di un morso sul cadavere con l’arcata dentale di Raniero Busco, finimmo tutti per non avere alcun dubbio su quest’ultimo”.
ORE 17:15 - IERI SERA SERVIZIO TG5 PARLAVA ANCHE DI VANACORE
- Di Pietrino Vanacore aveva parlato ieri il Tg5 delle 20, ricordando che l’ex portinaio dello stabile di via Poma sarebbe stato chiamato a deporre venerdì prossimo al processo che vede imputato Raniero Busco, ex fidanzato di Simonetta Cesaroni accusato dell’omicidio.
Il servizio di Pierangelo Maurizio raccontava, dagli atti del processo, delle due telefonate partite dall’ufficio di Via Poma, dove fu trovata morta Simonetta. Le telefonate partite da quell'utenza alle 20.30 e alle 23, entrambe quindi quando il delitto non era stato ancora scoperto.
La sera del 7 agosto, ricostruiva il TG5, partirono due telefonate dall’ufficio “dirette a casa di Mario Macinati, un contadino che a 40 km da Roma curava la tenuta dell’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, presidente dell’associazione italiana Ostelli della Gioventù. Alla moglie di Macinati, che rispose al telefono, il misterioso interlocutore dice di chiamare l’avvocato urgentemente. Gli inquirenti pensano che non si trattasse dell’assassino bensì lo stesso Vanacore”.
Nel servizio si ricorda che “Mario Macinati oggi è indagato per falsa testimonianza. Ha detto di non conoscere Vanacore, ma in un’intercettazione ambientale ha rivelato che avrebbe mentito agli investigatori. Al Tg5 ha detto che l’intercettazione è stata mal interpretata”. “Chi ha telefonato ha ritardato le indagini e, di fatto, ha permesso all’assassino di Simonetta di farla franca”, conclude il servizio del TG5.
ORE 18.18 - DUE SCRITTE PER L'ADDIO
Ha lasciato due messaggi scritti con un pennarello per spiegare con poche parole perchè aveva deciso di farla finita: questa mattina Pietro Vanacore è arrivato in auto alla marina di Torricella e prima di lasciarsi annegare ha preso due cartoncini con la stessa scritta «20 anni perseguitati senza nessuna colpa» e li ha sistemati uno sul parabrezza e l’altro sul lunotto posteriore della sua vecchia Cytroen. Poi si è tolto il giubbotto e ha fissato il capo di una fune ad un albero vicino al mare e l’altro alla caviglia. Così si è lasciato andare in mare annegando. Nessuno ha assistito alla scena, dicono gli investigatori. Ad accorgersi dell’accaduto sono stati due amici che hanno visto la fune e quindi il cadavere, e hanno avvisato i carabinieri.
ORE 18.19 - INQUIRENTI: E' SUICIDIO AL 99%. NON ESCLUSO ABBIA INGERITO FARMACI
Gli inquirenti e il medico legale giunto a Torre Ovo, vicino Torricella, in provincia di Taranto, dove è stato ritrovato senza vita il corpo di Pietrino Vanacore, l’ex portiere di via Poma, il palazzo di Roma dove fu uccisa Simonetta Cesaroni, non escludono che prima di gettarsi in acqua l’uomo possa avere ingerito o inalato qualche sostanza chimica che potrebbe avere compromesso la sua situazione tanto da non rendere possibile una sua reazione. A questo proposito i carabinieri hanno trovato nel garage del contadino a "Monacizzi", frazione di Torricella, a qualche chilometro di distanza, dei flaconi di anticrittogamici. Solo l’autopsia però potrà chiarire se Vanacore ne abbia fatto uso.
Per recarsi sul luogo di quello che per gli inquirenti “è al 99% un suicidio”, Vanacore ha utilizzato l’automobile. Quindi sarebbe da escludere che possa avere ingerito la sostanza a casa. Potrebbe avere portato con sè un flacone o messo il contenuto in altri contenitori e avere assunto la sostanza nei pressi del luogo dove è stato ritrovato, lo specchio di mare prospiciente la spiaggia di Torre Ovo. In questo caso però sarebbe da chiarire il motivo per il quale si sia agganciata una corda alla caviglia e l’abbia legata a un albero.
ORE 18.27 - FIGLIO VANACORE: MIO PADRE CONDANNATO SENZA PROCESSO
"Mio padre è stato condannato senza un processo. Lo hanno distrutto, lo hanno fatto a pezzi". E' amareggiato Mario Vanacore, figlio di Pietrino, l’ex portiere dello stabile romano di via Poma – teatro dell’omicidio di Simonetta Cesaroni – che oggi è stato trovato morto suicida in provincia di Taranto. “Sono passati vent'anni, eppure tutte le volte che si è parlato della mia famiglia è stato solo per massacrarci”, ha ribadito Mario Vanacore ad alcuni giornalisti che lo hanno interpellato. “Hanno reso la vita di mio padre un inferno”, rincara la dose l’uomo, che vive a Torino e fa il portiere in uno stabile dell’elegante quartiere della Crocetta. “Aveva tanti progetti, voleva comperare una casa – ricorda ancora il figlio dell’uomo trovato privo di vita nelle acque antistanti Torre Ovo – ma ha dovuto utilizzare tutti i risparmi che aveva per pagarsi gli avvocati”.
Quella nei confronti di PietrinoVanacore, secondo il figlio Mario, è stata dunque una vera e propria persecuzione. “Lo hanno massacrato ingiustamente - sostiene – perchè lui era innocente”. Anche il figlio del portiere negli anni scorsi è finito nell’inchiesta per la morte della bella impiegata di via Poma. Il giorno prima dell’omicidio aveva raggiunto il padre nella capitale, insieme alla moglie Donatella e alla figlia di pochi mesi. Una visita di cortesia, prima di partire per le vacanze estive.
Nel novembre del 1990, alcuni mesi dopo l’omicidio, l’uomo aveva infatti ricevuto un avviso di garanzia insieme alla madre, Giuseppa De Luca. Un provvedimento determinato dall’esigenza dei magistrati di comparare il loro sangue con quello di una traccia ematica trovata sulla porta dell’ufficio in cui avvenne l'omicidio.
Lo scorso anno, inoltre, il figlio del portiere di via Poma era stato di nuovo ascoltato come persona informata dei fatti dai carabinieri del Comando provinciale di Torino, ma secondo quanto si apprende si era avvalso della facoltà di non rispondere.
ORE 18:52 - FORSE HA INGERITO LIQUIDO PRIMA SUICIDIO
Potrebbe essersinarcotizzato prima di suicidarsi Pietrino Vanacore, trovato annegato oggi davanti al litorale di Torricella. Gli investigatori hanno trovato nella sua vecchia Citroen, con la quale aveva raggiunto la spiaggia, una bottiglia con un liquido di colore blu. Secondo il pm, Maurizio Carbone, è presumibile che Vanacore abbia ingerito quel liquido per stordirsi prima di lasciarsi cadere in mare. Sarà l’autopsia – ha detto il magistrato – a confermare questa eventualità.
L'ipotesi – fanno notare gli investigatori – sarebbe suffragata anche dal fatto che in quel tratto l’acqua è profonda sì e no un metro e difficilmente in condizioni normali Vanacore vi avrebbe potuto trovare la morte.
ORE 19.43 - IN AUTO VANACORE TROVATA BOTTIGLIA, ESAMI SU CONTENUTO
Una bottiglia, il cui contenuto sarà da analizzare, è stata ritrovata nella Citroen Ax grigia di proprietà di Pietrino Vanacore, l’ex portiere del palazzo di via Poma a Roma, trovato senza vita poco dopo mezzogiorno nello specchio di mare di Torre Ovo, vicino Torricella, in provincia di Taranto. La vettura era parcheggiata lì vicino. La bottiglia era mezza piena.
Gli investigatori dell’Arma dei carabinieri e della sezione scientifica dovranno accertare se si tratta dell’anticrittogamico ritrovato nel garage dell’abitazione dell’uomo nella vicina contrada Monacizzo. Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, Vanacore, dopo aver versato nella bottiglia vuota l’anticrittogamico, si sarebbe recato vicino alla spiaggia e poi ne avrebbe ingerito la sostanza. Quindi, in stato di semincoscienza, avrebbe legato una corda alla caviglia con l’altra estremità agganciata a un albero e si sarebbe lasciato andare in acqua. Sul cruscotto sono stati trovati due cartelli con scritte che manifestano intenzioni suicide.
ORE 21.52 - L'ULTIMO INTERROGATORIO, VANACORE AL PM: SIMONETTA NON LA CONOSCEVO
"Simonetta Cesaroni? Non laconoscevo. Sospetti? No, altrimenti lo avrei detto dal primo momento e non ci saremmo distrutti così". E’ quanto affermava Pietrino Vanacore nell’ultimo interrogatorio, durato poco meno di dieci minuti, e avvenuto il 29 dicembre del 2004. L’ex portiere dello stabile di via Poma, fu interrogato dal pm Matteo Di Giorgio della Procura di Taranto su delega di quella di Roma. L'atto fa parte delle carte depositate nel processo in corso a carico di Raniero Busco, all’epoca dei fatti fidanzato di Simonetta. Vanacore nell’ultimo interrogatorio parla anche “di una vasca nel centro del condominio e c'è una colonnina con un rubinetto” da dove si prelevava l’acqua per sciacquare gli stracci in occasione della pulizia delle scale condominiali. In base al verbale il magistrato si sofferma in tutta la prima fase dell’interrogatorio sull'utilizzo del lavatoio dell’ultimo piano. Nel 2004 i carabinieri del Ris infatti avevano scoperto alcune tracce rossastre all’interno di un lavabo del locale. Quelle macchioline facevano ritenere agli inquirenti che l'assassino di Simonetta si fosse pulito lì, al riparo da occhi indiscreti. Gli accertamenti del dna, successivi, non hanno però portato al risultato sperato. In ogni caso, Vanacore viene sollecitato sul punto.
Il pm chiede a Vanacore se la porta del locale condominiale adibito al lavatoio, situato all’ultimo piano dell’edificio B, era generalmente aperta o chiusa.
“Sì, sì, era chiusa, però molte volte i signori condomini hanno... come si chiamano, le mansarde no? I solai, insomma, avevano dei locali come ripostiglio e molte volte io me la trovavo aperta”, risponde precisando che “le chiavi della porta le avevamo noi portieri come i condomini che usufruivano di quei locali”.
ORE 21.55 - "MAI ENTRATO IN STANZA PRIMA DI AGENTI"
«Io prestavo servizio all’anziano su e lei mi è venuta a chiamare dicendomi del fatto. Strada facendo mi ha detto in quale stanza hanno trovato quella povera ragazza, siccome io avevo riparato la serranda della stanza del direttore tempo addietro, ho seguito il poliziotto che andava in quel versante. Dopodichè lui si è fermato sulla soglia, io ho appena intravisto perchè lui era molto alto e robusto, ho intravisto un pò di piedi». È quanto afferma Pietrino Vanacore al pm della Procura di Taranto, riferendo del giorno del ritrovamento del cadavere di Simonetta e di quando la polizia lo andò a chiamare, durante l’ultimo interrogatorio del 29 dicembre 2004. «Quindi lei è entrato in questa stanza prima del poliziotto?, chiede il pm. "Nossignore"», rispose Vanacore.
Pietrino Vanacore fu arrestato il 3 agosto del '90, con l’accusa di omicidio tre giorni dopo il delitto. Il 16 giugno '93 fu prosciolto dal gip Cappiello perchè «il fatto non sussiste». La decisione divenne definitiva nel 1995 dopo il ricorso in Cassazione. Dopo l’uscita di scena decise di lasciare Roma.
LA VICENDA
Simonetta Cesaroni, una bella ragazza di 21 anni, figlia di un dipendente dell’azienda tranviaria comunale, viene trovata cadavere alle 22 e 30 circa del 7 agosto 1990 a Roma, in via Poma 2, quartiere Prati, dove lavorava come segretaria dell'AIAG (Associazione Italiana Alberghi della Gioventù). A scoprire la tragedia sono la sorella Claudia, il cognato di Simonetta, il suo datore di lavoro e la moglie di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile.
Il corpo della ragazza giace in una stanza, supino, le gambe divaricate, senza mutandine, il reggiseno sollevato, trafitto con 29 colpi d'arma bianca al volto, alla gola, al tronco ed al basso ventre. L’arma utilizzata per il delitto – mai ritrovata – è, probabilmente, un tagliacarte. La tempia destra presenta un'ecchimosi, come se fosse stata colpita da un violentissimo schiaffo a mano aperta.
Comincia così un mistero, tuttora irrisolto. A tutt’oggi gli investigatori non sono riusciti a stabilire se l’assassino fosse destrimane o mancino e neppure l’elemento fondamentale in qualsiasi inchiesta che possa dirsi tale: l’ora del delitto.
A lungo il sospettato numero uno è stato Federico Valle, un giovane che abitava nello stesso palazzo dove il delitto è avvenuto. A scagionarlo, oltre all’esame del DNA, il fatto che non avesse su di sé alcuna ferita, mentre una delle poche certezze è che l’assassino, nella fase finale dell’omicidio, si è sicuramente ferito. Ma prima di lui nel tritacarne dell’inchiesta era finito il portiere di via Poma, Pietrino Vanacore che venne anche arrestato.
L'EX FIDANZATO DI SIMONETTA SOTTO PROCESSO
Nel novembre 2009 è stato rinviato a giudizio per omicidio volontario Raniero Brusco, l’ex fidanzato di Simonetta. Il processo ha preso il via il prossimo 3 febbraio davanti ai giudici della Terza Corte d’Assise della capitale, come disposto dal giudice per le udienze preliminari Maddalena Cipriani.
Stando a quanto affermano i consulenti dell’accusa infatti, l’arcata dentale di Brusco sarebbe compatibile con la traccia di un morso lasciata sul seno della donna, e rappresenterebbe uno degli elementi che hanno portato al rinvio a giudizio dell’uomo. Insieme a questo anche i risultati delle consulenze svolte, con un’accelerazione delle indagini data dalle nuove tecniche investigative, e in particolare i test di rilevazione delle tracce biologiche ed ematiche del caso.
VANACORE IN ACQUA CON UNA PIETRA LEGATA
Ha lasciato alcuni biglietti di addio nella sua auto parcheggiata a poca distanza dal luogo del suo suicidio Pietro Vanacore, il portiere di via Poma a Roma, la cui vita fu segnata dal delitto di Simonetta Cesaroni, L’uomo, che si era ritirato a vivere a Torricella, in provincia di Taranto, oggi è stato trovato in mare, in località Torre Ovo, senza vita, ancorato ad una corda che si era allacciata intorno alla caviglia con una pietra.
Sul posto, si trovano i carabinieri che stanno aspettando il magistrato di turno Maurizio Carbone della Procura di Taranto. Vanacore, che avrebbe dovuto testimoniare il 12 marzo al processo sul delitto che si sta celebrando a Roma a carico di Raniero Busco, ex fidanzato della Cesaroni, è stato riconosciuto da alcuni amici, che hanno chiamato subito il 112.
IL DIFENSORE DI BRUSCO, NON SE L'E' SENTITA DI TESTIMONIARE
«La morte di Vanacore è troppo vicina alla scadenza processuale per non essere collegata. Lui ha vissuto con rimorso sulla coscienza questa storia, e non perchè fosse l’autore dell’omicidio, ma perchè sapeva». Così l’avvocato Paolo Loria, difensore di Raniero Busco, sotto processo per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, commenta la notizia del suicidio dell’ex portiere di via Poma. Pietro Vanacore avrebbe dovuto deporreil prossimo 12 marzo nel processo in corso a Roma per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, nel quale è imputato Raniero Busco.
«Non so come interpretare questo fatto – ha aggiunto il legale – l'ho saputo 20 minuti dopo che era successo. Evidentemente, però, non poteva parlare neanche a distanza di anni. Non se l’è sentita, in sostanza, di affrontare i giudici e gli avvocati in aula».
ORE 15:54 - SINDACO TORRICELLA, VANACORE NON ERA PREOCCUPATO
''Noi qui non abbiamo mai creduto che Pierino abbia potuto fare quello di cui veniva sospettato, mai, neanche per un solo minuto”: lo dice, parlando di Vanacore, il sindaco di Torricella, Giuseppe Turco, medico e molto amico dell’ex portiere dello stabile di via Poma dove venne trovata morta Simonetta Cesaroni. Per il sindaco, Pietro Vanacore negli ultimi tempi non sembrava preoccupato e pareva assolutamente tranquillo.
Il sindaco era a Taranto quando un amico lo ha chiamato telefonicamente per avvisarlo che 'Pierinò – così era conosciuto da tutti gli abitanti di Torricella – si era suicidato.
“Tra me e Pierino – racconta il sindaco – c'era un legame di amicizia. Eravamo tutti molto legati a lui perchè era una persona riservata, educata, tranquilla. Un uomo meraviglioso”.
“Sono rimasto molto colpito – dice ora il medico – perchè ero stato a casa di Pierino non più di 30 giorni fa e mi era sembrato assolutamente tranquillo, per niente preoccupato. Mi aveva chiamato per un piccolo problema di salute, niente di che. Mi chiamava ogni volta che aveva bisogno di un parere medico per problemi legati all’età. E quando sono andato a casa sua abbiamo preso un caffè insieme e abbiamo chiacchierato come facevamo sempre. E lui era tranquillo”. “Pierino – aggiunge Giuseppe Turco – era una persona molto equilibrata; del suo passato non abbiamo mai parlato, non amava molto parlare”.
ORE 16:59 - EX PM: 20 ANNI DI SOSPETTI ERANO SOLO UNA SUA IDEA
''Il suicidio e' un fatto cheintristisce e addolora. Il primo pensiero è quello di esprimere una umana compassione, ma i 20 anni di sospetti ai quali allude è, tuttavia, una valutazione personalissima”. Lo afferma Italo Ormanni, attuale responsabile del Dipartimento Giustizia del dicastero di via Arenula e già procuratore aggiunto della repubblica di Roma, a proposito del suicidio di Pietrino Vanacore.
Ormanni, insieme con l’allora sostituto Roberto Cavallone, ora procuratore della Repubblica di Sanremo, ed Ilaria Calò, attuale rappresentante dell’accusa al processo sull'omicidio di Simonetta Cesaroni, è stato uno dei magistrati che ha creduto, grazie alle nuove più sofisticate tecniche investigative, di poter far luce sui fatti di via Poma.
“Non è un mistero – ha dichiarato – che alla riapertura delle indagini, dovendo riapprofondire tutte le posizioni, fu deciso di indagare nuovamente anche su Vanacore. Era inevitabile, ma non emersero elementi su di lui. Poi, alla luce delle conclusioni peritali che individuavano una traccia di saliva sul corpetto di Simonetta e indicavano la compatibilità del segno di un morso sul cadavere con l’arcata dentale di Raniero Busco, finimmo tutti per non avere alcun dubbio su quest’ultimo”.
ORE 17:15 - IERI SERA SERVIZIO TG5 PARLAVA ANCHE DI VANACORE
- Di Pietrino Vanacore aveva parlato ieri il Tg5 delle 20, ricordando che l’ex portinaio dello stabile di via Poma sarebbe stato chiamato a deporre venerdì prossimo al processo che vede imputato Raniero Busco, ex fidanzato di Simonetta Cesaroni accusato dell’omicidio.
Il servizio di Pierangelo Maurizio raccontava, dagli atti del processo, delle due telefonate partite dall’ufficio di Via Poma, dove fu trovata morta Simonetta. Le telefonate partite da quell'utenza alle 20.30 e alle 23, entrambe quindi quando il delitto non era stato ancora scoperto.
La sera del 7 agosto, ricostruiva il TG5, partirono due telefonate dall’ufficio “dirette a casa di Mario Macinati, un contadino che a 40 km da Roma curava la tenuta dell’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, presidente dell’associazione italiana Ostelli della Gioventù. Alla moglie di Macinati, che rispose al telefono, il misterioso interlocutore dice di chiamare l’avvocato urgentemente. Gli inquirenti pensano che non si trattasse dell’assassino bensì lo stesso Vanacore”.
Nel servizio si ricorda che “Mario Macinati oggi è indagato per falsa testimonianza. Ha detto di non conoscere Vanacore, ma in un’intercettazione ambientale ha rivelato che avrebbe mentito agli investigatori. Al Tg5 ha detto che l’intercettazione è stata mal interpretata”. “Chi ha telefonato ha ritardato le indagini e, di fatto, ha permesso all’assassino di Simonetta di farla franca”, conclude il servizio del TG5.
ORE 18.18 - DUE SCRITTE PER L'ADDIO
Ha lasciato due messaggi scritti con un pennarello per spiegare con poche parole perchè aveva deciso di farla finita: questa mattina Pietro Vanacore è arrivato in auto alla marina di Torricella e prima di lasciarsi annegare ha preso due cartoncini con la stessa scritta «20 anni perseguitati senza nessuna colpa» e li ha sistemati uno sul parabrezza e l’altro sul lunotto posteriore della sua vecchia Cytroen. Poi si è tolto il giubbotto e ha fissato il capo di una fune ad un albero vicino al mare e l’altro alla caviglia. Così si è lasciato andare in mare annegando. Nessuno ha assistito alla scena, dicono gli investigatori. Ad accorgersi dell’accaduto sono stati due amici che hanno visto la fune e quindi il cadavere, e hanno avvisato i carabinieri.
ORE 18.19 - INQUIRENTI: E' SUICIDIO AL 99%. NON ESCLUSO ABBIA INGERITO FARMACI
Gli inquirenti e il medico legale giunto a Torre Ovo, vicino Torricella, in provincia di Taranto, dove è stato ritrovato senza vita il corpo di Pietrino Vanacore, l’ex portiere di via Poma, il palazzo di Roma dove fu uccisa Simonetta Cesaroni, non escludono che prima di gettarsi in acqua l’uomo possa avere ingerito o inalato qualche sostanza chimica che potrebbe avere compromesso la sua situazione tanto da non rendere possibile una sua reazione. A questo proposito i carabinieri hanno trovato nel garage del contadino a "Monacizzi", frazione di Torricella, a qualche chilometro di distanza, dei flaconi di anticrittogamici. Solo l’autopsia però potrà chiarire se Vanacore ne abbia fatto uso.
Per recarsi sul luogo di quello che per gli inquirenti “è al 99% un suicidio”, Vanacore ha utilizzato l’automobile. Quindi sarebbe da escludere che possa avere ingerito la sostanza a casa. Potrebbe avere portato con sè un flacone o messo il contenuto in altri contenitori e avere assunto la sostanza nei pressi del luogo dove è stato ritrovato, lo specchio di mare prospiciente la spiaggia di Torre Ovo. In questo caso però sarebbe da chiarire il motivo per il quale si sia agganciata una corda alla caviglia e l’abbia legata a un albero.
ORE 18.27 - FIGLIO VANACORE: MIO PADRE CONDANNATO SENZA PROCESSO
"Mio padre è stato condannato senza un processo. Lo hanno distrutto, lo hanno fatto a pezzi". E' amareggiato Mario Vanacore, figlio di Pietrino, l’ex portiere dello stabile romano di via Poma – teatro dell’omicidio di Simonetta Cesaroni – che oggi è stato trovato morto suicida in provincia di Taranto. “Sono passati vent'anni, eppure tutte le volte che si è parlato della mia famiglia è stato solo per massacrarci”, ha ribadito Mario Vanacore ad alcuni giornalisti che lo hanno interpellato. “Hanno reso la vita di mio padre un inferno”, rincara la dose l’uomo, che vive a Torino e fa il portiere in uno stabile dell’elegante quartiere della Crocetta. “Aveva tanti progetti, voleva comperare una casa – ricorda ancora il figlio dell’uomo trovato privo di vita nelle acque antistanti Torre Ovo – ma ha dovuto utilizzare tutti i risparmi che aveva per pagarsi gli avvocati”.
Quella nei confronti di PietrinoVanacore, secondo il figlio Mario, è stata dunque una vera e propria persecuzione. “Lo hanno massacrato ingiustamente - sostiene – perchè lui era innocente”. Anche il figlio del portiere negli anni scorsi è finito nell’inchiesta per la morte della bella impiegata di via Poma. Il giorno prima dell’omicidio aveva raggiunto il padre nella capitale, insieme alla moglie Donatella e alla figlia di pochi mesi. Una visita di cortesia, prima di partire per le vacanze estive.
Nel novembre del 1990, alcuni mesi dopo l’omicidio, l’uomo aveva infatti ricevuto un avviso di garanzia insieme alla madre, Giuseppa De Luca. Un provvedimento determinato dall’esigenza dei magistrati di comparare il loro sangue con quello di una traccia ematica trovata sulla porta dell’ufficio in cui avvenne l'omicidio.
Lo scorso anno, inoltre, il figlio del portiere di via Poma era stato di nuovo ascoltato come persona informata dei fatti dai carabinieri del Comando provinciale di Torino, ma secondo quanto si apprende si era avvalso della facoltà di non rispondere.
ORE 18:52 - FORSE HA INGERITO LIQUIDO PRIMA SUICIDIO
Potrebbe essersinarcotizzato prima di suicidarsi Pietrino Vanacore, trovato annegato oggi davanti al litorale di Torricella. Gli investigatori hanno trovato nella sua vecchia Citroen, con la quale aveva raggiunto la spiaggia, una bottiglia con un liquido di colore blu. Secondo il pm, Maurizio Carbone, è presumibile che Vanacore abbia ingerito quel liquido per stordirsi prima di lasciarsi cadere in mare. Sarà l’autopsia – ha detto il magistrato – a confermare questa eventualità.
L'ipotesi – fanno notare gli investigatori – sarebbe suffragata anche dal fatto che in quel tratto l’acqua è profonda sì e no un metro e difficilmente in condizioni normali Vanacore vi avrebbe potuto trovare la morte.
ORE 19.43 - IN AUTO VANACORE TROVATA BOTTIGLIA, ESAMI SU CONTENUTO
Una bottiglia, il cui contenuto sarà da analizzare, è stata ritrovata nella Citroen Ax grigia di proprietà di Pietrino Vanacore, l’ex portiere del palazzo di via Poma a Roma, trovato senza vita poco dopo mezzogiorno nello specchio di mare di Torre Ovo, vicino Torricella, in provincia di Taranto. La vettura era parcheggiata lì vicino. La bottiglia era mezza piena.
Gli investigatori dell’Arma dei carabinieri e della sezione scientifica dovranno accertare se si tratta dell’anticrittogamico ritrovato nel garage dell’abitazione dell’uomo nella vicina contrada Monacizzo. Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, Vanacore, dopo aver versato nella bottiglia vuota l’anticrittogamico, si sarebbe recato vicino alla spiaggia e poi ne avrebbe ingerito la sostanza. Quindi, in stato di semincoscienza, avrebbe legato una corda alla caviglia con l’altra estremità agganciata a un albero e si sarebbe lasciato andare in acqua. Sul cruscotto sono stati trovati due cartelli con scritte che manifestano intenzioni suicide.
ORE 21.52 - L'ULTIMO INTERROGATORIO, VANACORE AL PM: SIMONETTA NON LA CONOSCEVO
"Simonetta Cesaroni? Non laconoscevo. Sospetti? No, altrimenti lo avrei detto dal primo momento e non ci saremmo distrutti così". E’ quanto affermava Pietrino Vanacore nell’ultimo interrogatorio, durato poco meno di dieci minuti, e avvenuto il 29 dicembre del 2004. L’ex portiere dello stabile di via Poma, fu interrogato dal pm Matteo Di Giorgio della Procura di Taranto su delega di quella di Roma. L'atto fa parte delle carte depositate nel processo in corso a carico di Raniero Busco, all’epoca dei fatti fidanzato di Simonetta. Vanacore nell’ultimo interrogatorio parla anche “di una vasca nel centro del condominio e c'è una colonnina con un rubinetto” da dove si prelevava l’acqua per sciacquare gli stracci in occasione della pulizia delle scale condominiali. In base al verbale il magistrato si sofferma in tutta la prima fase dell’interrogatorio sull'utilizzo del lavatoio dell’ultimo piano. Nel 2004 i carabinieri del Ris infatti avevano scoperto alcune tracce rossastre all’interno di un lavabo del locale. Quelle macchioline facevano ritenere agli inquirenti che l'assassino di Simonetta si fosse pulito lì, al riparo da occhi indiscreti. Gli accertamenti del dna, successivi, non hanno però portato al risultato sperato. In ogni caso, Vanacore viene sollecitato sul punto.
Il pm chiede a Vanacore se la porta del locale condominiale adibito al lavatoio, situato all’ultimo piano dell’edificio B, era generalmente aperta o chiusa.
“Sì, sì, era chiusa, però molte volte i signori condomini hanno... come si chiamano, le mansarde no? I solai, insomma, avevano dei locali come ripostiglio e molte volte io me la trovavo aperta”, risponde precisando che “le chiavi della porta le avevamo noi portieri come i condomini che usufruivano di quei locali”.
ORE 21.55 - "MAI ENTRATO IN STANZA PRIMA DI AGENTI"
«Io prestavo servizio all’anziano su e lei mi è venuta a chiamare dicendomi del fatto. Strada facendo mi ha detto in quale stanza hanno trovato quella povera ragazza, siccome io avevo riparato la serranda della stanza del direttore tempo addietro, ho seguito il poliziotto che andava in quel versante. Dopodichè lui si è fermato sulla soglia, io ho appena intravisto perchè lui era molto alto e robusto, ho intravisto un pò di piedi». È quanto afferma Pietrino Vanacore al pm della Procura di Taranto, riferendo del giorno del ritrovamento del cadavere di Simonetta e di quando la polizia lo andò a chiamare, durante l’ultimo interrogatorio del 29 dicembre 2004. «Quindi lei è entrato in questa stanza prima del poliziotto?, chiede il pm. "Nossignore"», rispose Vanacore.