Le parole
In Puglia ci sono 280 iraniani: «Lavoro e studio qui: per la mia terra sogno pace, dignità e libertà»
La notizia del primo attacco contro l’Iran nella notte tra il 12 e il 13 giugno ha fatto il giro del mondo mentre l’orrore prosegue a colpi di missili e di minacce neanche troppo velate
Gli occhi sono bassi e la voce trema. A. D. cerca le parole giuste, in un italiano approssimativo. La notizia del primo attacco contro l’Iran nella notte tra il 12 e il 13 giugno ha fatto il giro del mondo mentre l’orrore prosegue a colpi di missili e di minacce neanche troppo velate. «Lì vivono la mia mamma, il mio papà, i miei fratelli. Ma anche tanti amici che spero stiano bene». Non è facile rivolgere domande a chi ha la morte nel cuore. A chi è lontano da casa per costruire un futuro più bello ma con il terrore di perdere il proprio passato: quello che ti porti dentro ovunque tu sia diretto. «Sto vivendo un momento difficile – spiega - e non è per facile parlarne. Non è facile spiegare quello che provo. Quello che questa situazione suscita in me». È questa la ragione per la quale il giovane professionista iraniano desidera che le sue parole non siano identificabili con un nome o con un volto. Qui nella nostra regione studia e lavora da qualche tempo senza mai aver perso i contatti con il proprio Paese. Intanto il numero delle vittime continua a crescere mentre le immagini della tv di Stato mostrano alte colonne di fumo che si alzano dal quartier generale delle Guardie Rivoluzionarie. «Sono immagini che fanno male. Ho paura per il mio Paese e per tutti quelli che ci vivono». E guardando avanti anche se ora è difficile avere speranza, A. non ha dubbi: «Sogno per l’Iran, per la mia terra, pace, dignità e libertà».
In Puglia gli iraniani sono duecentottanta. Quasi ventimila in tutto il nostro Paese. Uomini, donne e nuclei familiari che si sono radicati soprattutto nelle grandi città come Milano, Roma, Torino e, appunto, Bari. La loro presenza sul nostro territorio è cresciuta negli ultimi decenni per motivazioni di studio, lavoro e ricongiungimento familiare. Quasi tutte le comunità iraniane promuovono eventi culturali, religiosi e sociali. Contribuendo in questo modo a mantenere vive le proprie tradizioni anche lontano dal Paese di origine.
La maggior parte di loro sono musulmani sciiti, e spesso frequentano moschee e centri culturali islamici italiani o iraniani. A Bari nella moschea di via Cifarelli. Un popolo che si è integrato lavorando in vari settori come il commercio, la ristorazione, l’industria, l’istruzione. In Puglia la loro comunità, una manciata di anni fa, manifestò contro la tirannia teocratica della Repubblica islamica iraniana. Una lotta in cui le donne furono in prima linea con lo slogan «Donna, vita e libertà» chiedendo una trasformazione radicale della società iraniana. Le proteste partirono dopo la morte della ventiduenne Mahsa Amini, deceduta dopo essere stata arrestata dalla Polizia morale perché non portava il velo in modo appropriato. La comunità chiese a tutte le istituzioni democratiche della regione di aderire alla manifestazione ed esprimere le loro solidarietà alle legittime rivendicazioni della popolazione iraniana e delle donne iraniane che guidavano le proteste. Allora la Puglia rispose all’appello sostenendo attivamente le loro richieste. Oggi, però, è il momento del silenzio. Della paura e della preoccupazione per amici e familiari. E per la propria terra lontana.