Il caso

Monopoli-Fasano, per aprire il nuovo ospedale servono altri 300 medici e infermieri. E il centrosinistra litiga: non prendeteli da Brindisi

Massimiliano Scagliarini

Nel vecchio ospedale ci sono già 500 addetti, saranno integrati con nuove assunzioni. Polemica nel centrosinistra: «No ai trasferimenti»

BARI - L’apertura del nuovo ospedale Monopoli-Fasano non arriverà (ragionevolmente) prima del prossimo anno. E comporterà, nel medio periodo, la disattivazione o comunque il depotenziamento di almeno altri due ospedali di base che ricadono nel suo bacino: Ostuni e - soprattutto - Putignano. Un fatto noto, scritto negli atti di programmazione delle due Asl interessate, ma che sta scatenando le polemiche all’interno della stessa maggioranza di centrosinistra: un «fuoco amico» per provare a salvare i due ospedali più piccoli.

Monopoli-Fasano sarà un ospedale di primo livello a servizio di 10 Comuni, di cui sei di Bari, e dipenderà dalla Asl di Bari pur servendo funzionalmente a decongestionare il «Perrino»: a regime, per implementare tutti i servizi, serviranno altre 300 unità di personale tra medici e infermieri rispetto a quelle attuali. La scorsa settimana è stata convocata una conferenza dei sindaci in cui la Asl di Brindisi ha presentato il suo atto aziendale, quello che descrive le unità operative della nuova struttura. Ed è scoppiato il putiferio quando è emerso chiaramente il punto della questione.

Un esempio chiarirà il contesto. La prima fase dell’apertura prevede il trasferimento in blocco del vecchio ospedale di Monopoli dove oggi lavorano 500 persone. Da Fasano non si muoverà nulla, perché l’ex ospedale locale è ormai stato riconvertito in Pta e si occupa di territorio. Ma..

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