IL PUNTO
Ritiro Afghanistan, duro il generale Bertolini "Un approccio superficiale su questione complessa"
E il segretario generale della Nato: prematuro parlare di un disimpegno
"Diciamo che è l'ennesima conferma dell'approccio superficiale con cui l'attuale vertice della Difesa affronta problematiche complesse e difficili". Non sono certo parole leggere quelle che l'ex capo di Stato maggiore della missione ISaf in Afghanistan - unico italiano ad aver coperto quel ruolo - il generale Marco Bertolini, riserva al ministro ella Difesa Elisabetta Trenta.
Non tanto per il ritiro in sé dei militari - "un paese sovrano può decidere quello che crede e se il governo decide così va bene, abbiamo fatto il nostro dovere per 18 anni "- quanto per i modi utilizzati dal ministro nel comunicare la notizia. "Il ritiro di un contingente - spiega Bertolini oggi in pensione ma che nel corso della sua lunga carriera è stato comandante della Folgore e delle forze speciali, del Coi, il comando operativo interforze che gestisce tutte le missioni all'estero - non è solo una questione politico-logistica ma soprattutto tattica e di sicurezza e, addirittura, potrebbe essere necessario aumentare il personale presente per garantire alla logistica di fare un passo indietro. In questo momento ci sono minacce significative e dunque bisogna mantenere un dispositivo di deterrenza importante".
Ecco perché, dice ancora Bertolini, "se uno pensa di chiudere una missione per risparmiare, ha un approccio superficiale ad un problema che va invece approfondito in tutti gli aspetti. Perch* il ritiro potrebbe costare ancora di più che mantenere il contingente". Ma il generale si dice anche "meravigliato" da come è stat dato l'annuncio senza che - stando a +lmeno a quanto dichiarato - né Farnesina né alleato di governo ne fossero informati. "Il fatto che non ne abbiano parlato dimostra come la destra non parla con la sinistra e come si stia affrontando la questione in modo superficiale. Le forze armate sono anche uno strumento di politica estera, non servono certo a tappare le buche. E il fatto che non sapesse della decisione del ministro il titolare della politica estera, è un problema serio. Anche perché siamo andati in Afghanistan per volontà della politica" e ancora oggi "siamo uno dei paesi più importanti della coalizione".
Molto meglio, dunque, sostenere il generale, "se ci fosse una riflessione che coinvolgesse tutti, un dibattito parlamentare per capire cosa davvero conviene al paese". Al momento invece non c'- vi fu un discorso del presidente della Repubblica a reti unificate. Qui lo abbiamo fatto con un tratto di penna. In Italia le questioni che riguardano i militari si affrontano sempre in maniera superficiale". Intanto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha ricordato come si prematuro parlare di ritiro: "E' troppo presto per speculare sul ritiro, quello che serve è sostenere gli sforzi per una soluzione pacifica in Afghanistan. Siamo qui per creare le condizioni di una soluzione pacifica negoziata: non lasceremo prima di avere una situazione che ci permetterà di ridurre il numero di truppe. Il nostro obiettivo è quello di impedire che il Paese torni ad essere un paradiso sicuro per il terrorismo internazionale".