Le dichiarazioni
«Autonomia e fisco, Governo da bocciare»: Landini apre il XIX congresso Cgil e si ricandida
Un minuto di raccoglimento per ricordare le vittime della tragedia sulla costa calabrese. La delega fiscale «Devono ritirarla, non può reggersi tutto sulle spalle dei lavoratori dipendenti»
Una relazione fiume, molto critica nei confronti del governo - su migranti, autonomia e fisco -, pacifista sulla guerra, e severa nei confronti dell’organizzazione a cui chiede una svolta partecipativa: in un intervento di quasi due ore, Maurizio Landini ha presentato la sua visione per la Cgil del futuro, ponendo le basi per la sua conferma alla guida del maggior sindacato italiano per i prossimi quattro anni. E in questa sede ha consolidato i presupposti per una ritrovata unità d’azione con Cisl e Uil al fine di riaffermare la centralità del sindacato sui tavoli e nella dialettica con Palazzo Chigi.
Davanti alla platea dei quasi mille delegati, con invitati di organizzazioni sindacali di tutto il mondo, senza dimenticare gli interlocutori storici della Cgil, dall’Anpi di Gianfranco Pagliarulo alla dem Valeria Fedeli e a Nicola Fratoianni di Si, Landini non ha certo steso il tappeto rosso al premier Giorgia Meloni in arrivo domani (oggi ci saranno invece Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Fratoianni e Elly Schlein), ma ha rappresentato la proposta di una Cgil che ha una chiara proposta sul terreno del lavoro e sul cambiamento nella società.
L'avvio del discorso è stato calibrato sulla stringente attualità: un minuto di raccoglimento per la tragedia degli immigrati morti in mare a Cutro, l’elogio delle testimonianze delle giovani donne impegnate nel costruire una rappresentanza anche tra gli studenti. Landini, in segno «di lutto, di fraternità e di lotta», ha invitato a indossare «per tutti i giorni del nostro congresso la fascetta bianca. Quelle morti, quel naufragio a un passo dalla nostra costa non sono stati un incidente imprevedibile, ma l'ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e potevano evitare». Poi il passaggio su Firenze, sulla grande manifestazione per la scuola pubblica dopo gli scontri tra contrapposte fazioni davanti alla scuola Michelangiolo: «Ringrazio pubblicamente la dirigente scolastica Annalisa Savino che con la bellissima lettera ai suoi studenti, di fronte all'atto squadristico avvenuto davanti al Liceo, ha invitato tutti noi a non essere indifferenti. Senza quella lettera non ci sarebbe mai stata quella grande e bellissima partecipazione alla manifestazione a Firenze lo scorso 4 marzo».
Nelle relazioni con il governo, anche per quietare la minoranza interna scontenta dell’invito alla Meloni, il segretario generale ha chiarito che il governo ha la maggioranza dei seggi nella Camere, ma non ha maggioranza dei voti nel paese, mentre avanza un gigantesco astensionismo. Da questo presupposto ha sì riconosciuto «l'esito del voto che affida alla destra il governo del Paese», ma ha rivendicato il diritto ad un confronto preventivo e vero sulle riforme. Ma questo non sta avvenendo: così non va bene e non intendiamo stare a guardare».
E per questo ha evocato la riunione di martedì con il governo nell’ambito della riforma del fisco, e ha addirittura parlato di «alcuni incontri finti su sicurezza, pensioni e scuola lavoro, senza risultato». I primi passi della piattaforma fiscale del centrodestra non convincono la Cgil, infatti, perché non si rispetta la progressività, mentre si riducono gli scaglioni e si introduce la flat tax. «Chiediamo che il governo ritiri la delega fiscale per avviare un confronto di merito, perché non è più accettabile che le entrate fiscali si reggano di fatto sul lavoro dipendente e pensionati», ha chiosato sul palco. Sulla guerra ha affermato, partendo dal presupposto dell’invasione russa in Ucraina, che si riconosce nelle richiesta di una conferenza di pace che trova autorevole sostegno nelle esternazioni di Papa Francesco e del presidente Sergio Mattarella.
Una riedizione della «triplice», dopo le recenti divisioni? A Rimini l'unità è ritrovata. «Caro Luigi e caro Pierpaolo - ha detto Landini rivolgendosi a Sbarra della Cisl e Bombardieri della Uil, entrambi presenti in sala - è il momento di mobilitarci. Facciamolo insieme. Organizziamo una campagna straordinaria di assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio per sostenere le nostre proposte su fisco, sanità, previdenza, salario, politiche industriali e ambientali, superamento della precarietà. Decidiamo insieme un programma di iniziative necessarie senza escludere nessuno strumento». Nell’enunciazione dei contenuti, c’è stata anche una sottolineatura nazionale (o sovranista) sull’impiego delle risorse dei fondi pensione, costituiti dai contributi dei lavoratori italiani: «Di duecento miliardi, solo quattro sono investiti in Italia. È un delitto. Sono risorse che potrebbero sviluppare occupazione e rigenerazione industriale in Italia».
La chiusura dell’intervento è stata uno stimolo affinché la Cgil allarghi la partecipazione e l’ascolto degli iscritti, per rispetto dei cinque milioni di iscritti, ma anche riconoscendo la partecipano ai percorsi congressuali di solo un milione e mezzo di sostenitori: «Sono pronto a ricandidarmi ma lo dico fin d'ora: il mio impegno sarà quello di realizzare, senza altri rinvii, tutti i cambiamenti che insieme abbiamo deciso nell'assemblea organizzativa», provando a coinvolgere «i tanti lavoratori che stanno fuori dalla nostra comunità» perché «a volte non ci trovano, o non ci capiscono o non si riconoscono nei nostri linguaggi». «È il momento del coraggio - ha concluso Landini -, della sperimentazione, perché la democrazia la si difende praticandola, la conoscenza e l'esperienza pratica di chi si vuole rappresentare. È il momento del fare».