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nuovo caso per i 5 stelle
02 Marzo 2018
Giovanni Rivelli
Prendeva stipendi e rimborsi elettorali e in parte li restituiva versandoli al fondo ammortamento titoli di Stato e al microcredito per le piccole imprese. Peccato che quel «surplus», quel beneficio di casta che non tratteneva per sé, lo riportava come dichiarazione come detrazione (cosa che sarebbe in parte possibile in parte no) deducendolo dalle tasse e ottenendo un beneficio fiscale.
C’è un’altra «rimborsopoli a 5 stelle» e questa volta la questione chiama in causa direttamente un esponente M5s lucano, il senatore Vito Petrocelli, ora ricandidato come capolista la Senato. Nei due anni fiscali 2014 e 2015 oggetto della vicenda avrebbe portato in dichiarazione dei redditi «erogazioni allo Stato» per 37.805 euro ottenendo altri 7.182 euro dallo Stato come beneficio fiscale. Una somma che si aggiunge ai soldi percepiti e trattenuti perché ritenuti un giusto appannaggio e non un beneficio di casta. Ad esempio, per restare nello stesso periodo, nel mese di dicembre 2013, a quanto riporta il sito dei 5 stelle «tirendiconto.it» il senatore ha tenuto per se 3530 euro di stipendio da parlamentare e 7.021 euro di rimborsi per un totale di 10.551 euro. Altri 1690 euro di stipendio e 1941 euro di rimborsi li ha versati nei conti di rimborso, ma portandoseli in detrazione ha ottenuto il relativo vantaggio fiscale.
E c’è di più. Se i soldi del fondo ammortamento titoli di stato li poteva (a norma) detrarre, quelli per il fondo microcredito no. E se a utilizzare la detrazione, tra tutti i parlamentari 5 stelle, sono stati solo in 10 (o sono gli unici ad avere un commercialista bravo o il senso della restituzione non era di ottenere una contro-restituzione), Petrocelli detiene il record anche perché è stato l’unico ad aver detratto anche i versamenti al microcredito.
«Sono stato questa mattina dal mio commercialista - ha detto ieri il senatore rintracciato dalla Gazzetta - è un suo errore. E poi sono somme accantonate in compensazione che ho già utilizzato solo per poche centinaia di euro. Su quei mesi avevo dato le carte al commercialista e lui ha fatto una compensazione».
Mi scusi, ma è esattamente la stessa linea che hanno tenuto tutti i consiglieri regionali coinvolti in rimborsopoli quando hanno detto che i rimborsi sbagliati li hanno fatti i segretari...
«Io non mi occupo di dichiarazione dei redditi, se ne occupa il commercialista. E ora l’ho incontrato e gli ho chiesto di fare controlli e se c’è da fare una sanatoria lo farò. E poi per quei soldi in più che risulta che avevo percepito io, ad esempio, pago il tetto massimo delle tasse universitarie per mio figlio, che se no non pagherei quello....»
Ma è quello in senso della restituzione: ritenete che i soldi che trattenete, netti, bastano e il resto sia un beneficio da casta. Così si è ripreso un po’ di quei soldi delle casta....
«Non ho potuto usufruire dei giusti benefici sul reddito reale perché ad esempio pago il massimo della tassazione per l'università. E c’era la possibilità di portarli in detrazione ho dato le carte al mio commercialista e lo ha fatto».
E poi c’è la questione dei soldi del microcredito che non si potevano detrarre....
«Dopo i versamenti al fondo titoli di Stato il commercialista ha messo a compensazione anche i versamenti successibili fatti dal microcredito che sembra non ne possano beneficiare. Ma su queste detrazioni l’Agenzie delle entrate ha fatto un accertamento e ha detto che per loro è tutto corretto. Poi vedremo e se ci sarà da fare una sanatoria la farò».
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