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operazione carabinieri forestali
24 Gennaio 2017
POTENZA - Su 125 impianti di depurazione funzionanti in Basilicata, 52 sarebbero sprovvisti dell’autorizzazione unica ambientale (Aua), pur se regolarmente attivi: per questo motivo le 52 strutture sono state sequestrate (con facoltà d’uso per tre mesi) dal Gruppo Carabinieri Forestale, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Potenza, che ha portato anche a otto dirigenti e funzionari di Acquedotto lucano (Al), indagati per omissione reiterata e sistematica di atti d’ufficio.
I particolari delle indagini sono stati illustrati oggi, a Potenza, nel corso di una conferenza stampa, dal Procuratore del capoluogo lucano, Luigi Gay, dal comandante del Gruppo Carabinieri Forestali di Potenza, il colonnello Angelo Vita, dal procuratore aggiunto Francesco Basentini, e dai pm Vincenzo Savoia, Gerardo Salvia e Veronica Calcagno. I depuratori, seppur di proprietà dei Comuni, sono gestiti da Acquedotto lucano (gli otto indagati - Antonio Anatrone, Rosa Gentile, Michele Vita, Enrico Gerardo Marotta, Raffaele Pellettieri, Rosanna Brienza, Angela Biscione e Domenico Cogliandro - sono infatti i funzionari e i presidenti del cda che si sono succeduti negli ultimi anni) che avrebbe dovuto occuparsi della richiesta delle autorizzazioni: secondo gli inquirenti, Al avrebbe anche ricevuto comunicazioni dalla Provincia di Potenza, in alcuni casi, sul mancato possesso dell’Aua e sul superamento dei valori dei parametri ambientali (ad esempio l’escherichia coli, l’azoto ammoniacale e il cloro libero) emerso dalle analisi dell’Arpab.
Gli investigatori, in questa prima fase d’indagine, hanno verificato la mancanza delle autorizzazione ed esaminato le interlocuzioni tra gli enti di controllo: nelle fasi successive, secondo quanto si è appreso, saranno controllati tutti gli impianti (uno dei quali avrebbe anche seri problemi strutturali). I depuratori, in base al decreto di sequestro preventivo con facoltà d’uso - restano funzionanti, anche perché "non vi sono al momento - ha detto Gay - pericoli per la salute dei cittadini», in quanto le acque «trattate» dagli impianti non vengono reimmesse nelle condotte idriche per uso domestico: in base alle prescrizioni della Procura, però, Acquedotto lucano nei prossimi tre mesi dovrà acquisire le autorizzazioni richieste, rispettando le richieste tecniche previste dall’Aua.
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