le celebrazioni
Carbonaro: «I riti della Settimana santa ci educano allo stile del Vangelo»
Le parole dell'arcivescovo metropolita di Potenza, Muro Lucano e Marsico Nuovo per la settimana santa
POTENZA - «I riti della settimana santa ci riportano al cuore vivo della nostra fede: la Pasqua del Signore, il suo passaggio che rinnova ogni cosa. In questi giorni santi, la Chiesa cammina insieme al Cristo sofferente, morto e risorto, riscoprendo il senso autentico del dono, del servizio, della speranza. Come Chiesa di Potenza, Muro Lucano e Marsico Nuovo, siamo chiamati a narrare questa speranza, a uscire dalle nostre paure e chiusure per incontrare i fratelli, là dove la croce è ancora pesante. I riti della settimana santa non ci appartengono solo per tradizione, ma ci educano a uno stile: quello del Vangelo». È Davide Carbonaro, arcivescovo metropolita di Potenza, Muro Lucano e Marsico Nuovo a concretizzare, con le sue parole, i riti della Settimana Santa che nelle prossime ore animeranno i vari comuni del Potentino.
D’altra parte, la Basilicata è terra di fede e di devozione come conferma la presenza di tanti santuari a volte risalenti all’epoca delle crociate. E proprio tra fede e tradizione che si fondono, tra passato ed il presente che si incrociano, il cammino verso la Pasqua è segnato da un culto sentito che le rappresentazioni della settimana santa, soprattutto nel Potentino, rendono vivo. Così queste sono ore di attesa e preparativi per eventi che fanno parte del patrimonio religioso ma anche culturale lucano.
È il caso, in particolare, della Via Crucis del Venerdì Santo di Barile, la più antica rappresentazione, esempio non solo di come il tema della Resurrezione nella religione cattolica si integri con la cultura albanese, ma anche di come il sacro si intersechi con il profano per via di figure come la “zingara”, simbolo che rappresenta la lussuria o come il Moro che è, invece, simbolo di altre religioni. Tra la folla con abiti sgargianti e ricoperta d’oro, la zingara è un personaggio senza valori cristiani, l’unica che non piange nel vedere il Cristo sofferente perché, secondo la tradizione, è stata proprio lei a fornire ai soldati i chiodi con cui le mani ed i piedi di Gesù sono stati trafitti. Una rappresentazione particolarmente sentita - in quel paesino, di origine arbereshe, di circa 2mila anime che nella processione mobilita 116 figuranti - che non è la sola.
Dal giovedì santo al sabato santo i riti si alternano nei vari comuni e nelle comunità più grandi nei vari rioni. A Venosa si consumano le fasi salienti della Passione, fino alla Resurrezione davanti al Castello Pirro del Balzo. Gli incontri con la Madonna, la Samaritana e la Veronica sono al centro della sacra rappresentazione di Atella, mentre a Rapolla emoziona la scena della Crocifissione ambientata nelle grotte del particolarissimo Parco urbano delle cantine. Rappresentazione con il rito greco – bizantino a San Costantino Albanese dove il giovedì santo prevede la liturgia di san Basilio il grande ed il venerdì santo si tiene una processione con la croce e il “kouvouklion”, una portantina che ospita l’epitafios trinos, un arazzo bizantino raffigurante la sepoltura di Cristo. Nel Materano, invece, i riti più significativi della settimana santa vengono celebrati a Montescaglioso dove va in scena “la processione dei misteri”, un rito penitenziale che dura circa otto ore e ripercorre le stazioni della via crucis con le statue che escono da chiese diverse. Insomma, rappresentazioni diverse nella raffigurazione e nei simboli ma unite dal filo comune di una fede che in Basilicata ha radici antiche.