In città

Si è insediato l’arcivescovo monsignor Davide Carbonaro alla guida della diocesi di Potenza

Nico Basile

Prima dell’arrivo in Cattedrale le tappe all’ospedale e in carcere poi l’appello ai giovani: «Non abbandonate la vostra terra»

POTENZA - “Emozioni grandissime. Sono stato fino all’altro ieri pastore di una chiesa, adesso di una più grande che è la chiesa di Potenza - Muro Lucano - Marsico Nuovo. Penso che l’abbraccio della gente, il calore che ha espresso in Cattedrale, ma anche tra le strade è la cosa più bella, l’affetto che ho sentito profondamente.” Le prime parole consegnate ai cronisti non nascondono vera commozione. Monsignor Davide Carbonaro ha preso possesso della Diocesi lucana, vivendo una giornata delineata per tappe. Preghiera e subito vicinanza agli ultimi. Di buon mattino l’affidamento alla Madonna Nera, patrona regionale la cui icona dimora sul Sacro Monte di Viggiano, poi l’arrivo a Potenza per un incontro con gli ammalati dell’Hospice presso l’Ospedale San Carlo. I fedeli, gruppi del laicato cattolico ed altre associazioni religiose lo hanno atteso in centro storico. L’ingresso nella Cattedrale di San Gerardo lo ha visto raggiungere l’icona del patrono da nove secoli del capoluogo lucano. Momento molto sentito per chiedere la sua protezione, unitamente alla “cattedra”: il segno evocativo ricordo d’infanzia quando l’insegnante si siede vicino all’allievo per consegnare il deposito delle conoscenze umane. L’abbraccio con il predecessore Monsignor Salvatore Ligorio ha sancito il passaggio del testimone.

“Presente dal primo momento – ha detto Carbonaro - abbiamo potuto condividere la parola, l’incontro, le prospettive passate e future, guidato da una persona saggia e dal cuore aperto.” Il nuovo Arcivescovo metropolita ha mostrato attenzione alle criticità del territorio, auspicando “apertura del cuore di ciascuno, per trovare soluzioni oltre i limiti e le sofferenze reciproche, su questo dobbiamo aiutarci a vicenda. Ho iniziato il mio incontro proprio dall’ospedale e dal carcere, per il desiderio di essere veramente vicino alle persone che soffrono.” Invito alla pace, sulle orme di Papa Francesco “in questi giorni sta pregando tanto”. Ai giovani lucani, primi ad emigrare lontano, ha detto di “non scoraggiarsi e di essere creativi nel posto dove il Signore vi ha fatto nascere. Io ho l’esperienza di quando, bambino, ho lasciato la Sicilia con il mio papà per lo stesso motivo per cui molti giovani e molte famiglie vanno via dalla Basilicata. So che cosa significa essere “sradicato” e andare altrove. So che cosa si prova ma, per favore, qui nella vostra terra insieme possiamo costruire il bene per ciascuno”. Ultimo passaggio sulla crisi delle vocazioni. “Nelle famiglie cristiane si coltivi la fede popolare – ha concluso - sono andato a Viggiano ed ho toccato anch’io l’immagine della Madonna come fanno moltissimi pellegrinaggi. Lì, in famiglia, nelle scuole e nei luoghi dove si condivide l’educazione, possiamo ritrovare la gioia di una verità nei confronti della nostra umanità ma anche la bellezza del Vangelo.” Causa pioggia il saluto alla comunità non si è svolta nel Parco Baden Pawel bensì al cineteatro Don Bosco. Nella vicina chiesa omonima tenuta la Santa Messa con 500 persone ed altre all’esterno.

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