In Puglia e Basilicata
la storia
Potenza - Multisala Ranieri
12 Dicembre 2020
simona bonito
POTENZA - Se fosse un film, si tratterebbe sicuramente di quelli a lieto fine, con una trama però che inizialmente non avrebbe fatto intravedere spiragli di speranza.
Luci spente e poltrone vuote dal 9 marzo scorso, attività bloccata con dodici dipendenti in cerca di rassicurazione per sostenere le proprie famiglie, in un tempo sospeso, che ancora oggi ruba il futuro a tantissime imprese culturali, comprese le multisala messe in ginocchio dalla pandemia. La storia del Multicinema Ranieri, da qualche tempo ormai riferimento per gli appassionati di cinema e per le famiglie che immancabilmente occupavano i tanti posti a sedere, non è però arrivata al capolinea, in un momento così delicato, nonostante la chiusura a causa delle disposizioni anti-Covid, grazie alla tenacia e alla lungimiranza del titolare.
L’imprenditore Paolo Ranieri sapeva che i tempi di ripristino della normalità sarebbero stati lunghi, distanti da quelle domeniche in cui il parcheggio antistante al cinema era stracolmo di auto e dovevi fare due giri, anche di fretta per conquistare un posto e non perdere i primi minuti del film.
Così, se questo Natale per le famiglie dei dipendenti non sarà del tutto grigio, è perché insieme al loro capo hanno avuto il coraggio di scommettere in un nuovo progetto. Tra i fenomeni che hanno «travolto», il mondo del lavoro durante l’emergenza c’è stato proprio la riconversione produttiva e così anche a Tito scalo, da «maschera a mascherina» è stato un attimo e un gioco di parole del destino ha dato vita a nuove professioni.
Tutto il personale di sala che fino a pochi giorni prima si preoccupava di controllare gli ingressi e verificare il possesso del biglietto, accompagnare gli spettatori al proprio posto e si assicurava che il pubblico mantenesse un comportamento adeguato nel corso delle proiezioni, all’improvviso è stato inserito in un progetto di produzione di mascherine protettive, divenendo così di supporto alla richiesta e al fabbisogno regionale di dispositivi di protezione, indispensabili durante l’emergenza. Una storia che - alle porte di un Natale tanto diverso dagli altri e che ci impone ancora le distanze e le limitazioni - ha profumo di speranza e si colora di allegria esattamente come le mascherine realizzate che hanno tolto di mezzo il triste azzurrino ospedaliero per dare spazio a innumerevoli colori. Soprattutto di questi tempi, così inclini al pessimismo e all’idea dell’incertezza, darsi da fare, impegnarsi, e pensare all’altro e non solo a sé stessi, è necessario ma anche utile per tentare di sgomberare le nubi del pessimismo e magari essere esempio per altre attività. Fa bene al cuore raccontare queste storie che sembrano la classica eccezione che conferma la regola e quando vi capiterà di incrociare uno sguardo dietro una mascherina colorata, tutta made in Basilicata, pensate a quelle famiglie che a Natale si terranno stretti gli affetti e che potranno dire che non sono state lasciate indietro, che hanno ancora un lavoro nonostante tutto, con la consapevolezza però, che noi attendiamo con ansia che si riaccendano le luci della cultura e di tutte le imprese culturali lucane, con l’augurio di un ritorno alla piena normalità tra pop corn e titoli di coda.
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