E lo «Yes we can» di Veltroni si trasforma in «Se po fà»
Ma dal loft del Partito Democratico al Campidoglio il passo è breve e lo «Yes We Can» che Veltroni prende in prestito da Barack Obama è arrivato già al Palazzo Senatorio. In molti tra commessi e consiglieri ironizzano sull'affinità dello slogan con il grido di gioia di Gene Wilder in Frankenstein Junior: «Sì. Si può fare!».
Ma i più lo utilizzano al posto del più romano «Se po fa» e alla bouvette l'offerta di un caffè diventa irrimediabilmente: «Yes, we can». Fortuna di una formula ben più malleabile dell'«I care» kennediano già utilizzato da Veltroni da segretario dei Ds: «Mi prendo carico di», d'altra parte, è una formula che non si utilizza con facilità, almeno nella traduzione in italiano. Un manifesto programmatico ne era stato fatto da Don Milani che, avvedutamente, lo aveva lasciato in Inglese appeso all'entrata della scuola di Barbiana. Resiste comunque alla tentazione il romanissimo assessore all'Urbanistica Roberto Morassut: «Io preferisco il 'Se po fà', mi sento più a casa mia».