ROMA - La regione del Delta del Niger, dove sono diventati sempre più frequenti i rapimenti di stranieri che lavorano negli impianti petroliferi, è un territorio della Nigeria del sud dai forti contrasti. Poverissimo, galleggia su un lago di greggio (stimato in 34,5 miliardi di barili) e gas (circa 2,7 miliardi di miliardi di metri cubi).
Nella Nigeria, di gran lunga il più popoloso stato dell'Africa con circa 130 milioni di abitanti, oltre la metà della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. La ricchezza del petrolio nelle regioni del Delta del Niger resta per lo più confinata nelle mani delle multinazionali del petrolio, che ne sfruttano i giacimenti, e del governo centrale di Abuja. L'estrazione petrolifera stravolge spesso antichi equilibri e l'inquinamento distrugge estesi territori.
La regione del Delta del Niger che comprende nove Stati (Abia, Imo, Edo, Delta, Rivers, Bayelsa, Cross River, Akwa Ibom e Ondo) si estende su oltre 100 mila kmq (10% del territorio della Nigeria) ed è popolata da oltre 25 milioni di persone suddivise in più di 40 gruppi etnici.
I conflitti economici a loro volta hanno innescato nella regione del Delta del Niger rivendicazioni etniche e secondo alcune denunce di organizzazioni internazionali si rischia l'annientamento numerose comunità indigene. Oltre agli Ogoni, il popolo che ha visto impiccare nel novembre 1995 nove suoi intellettuali dissidenti tra cui lo scrittore Ken Saro-Wiwa, sono minacciati gli Urhoho e gli Ijaws, quest'ultimi in maggioranza nel Delta del Niger. Particolarmente violenta dal 2003 è la contrapposizione tra il potere centrale e quest'ultima etnia che chiede maggiore autonomia per la regione.
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