BARI - «Una delle caratteristiche del mondo dello spettacolo è la vita in funzione dell'intervento pubblico perché fa parte dell'economia mediata. L'intervento pubblico va però razionalizzato, per ridurre la frammentazione e far uscire dal nero i lavoratori". Lo ha detto l'assessore regionale pugliese alle attività culturali, Silvia Godelli, intervenuta insieme con l'assessore regionale al lavoro e alla formazione professionale, Marco Barbieri, alla presentazione dei risultati della prima fase della ricerca «Vivo di spettacolo», progetto Equal con capofila il Teatro Pubblico Pugliese.
Per la Godelli «l'emersione dal lavoro nero attraverserà un percorso complicato. In teoria la Puglia ha una legge per non finanziare le attività non in regola, in pratica la possibilità di controlli è difficile, ma può crescere. C'è poi l'intera partita della formazione dei diversi mestieri dello spettacolo, come le figure tecniche per l'audiovisivo e il cinema e per i mestieri 'minori' come i costumisti. Nel 2008 poi potremmo passare alla formazione della gestione e l'organizzazione, dove non abbiamo corsi finanziati, per i quali però potrebbero intervenire le Università».
«E' inevitabile - ha detto Barbieri commentando i risultati della ricerca - che il settore abbia caratteristiche di frammentazione con un certo tasso di precarietà. Credo che però il passaggio a un maggior grado di stabilità e a un maggiore numero di giornate di lavoro passi non solo per l'aumento di contributi Enpals ma anche con l'aumento della retribuzione vera. Per quanto riguarda la formazione, pesa senz'altro l'offerta formativa dei conservatori, mentre sulle altre figure - manageriali, tecniche - non c'è da parte degli enti di formazione un obiettiva percezione dello spettacolo come settore economico. Molti invece sarebbero gli interessati ai corsi per manager, tecnici e specialisti se ci fossero reali sbocchi professionali, che non passano se non tramite accordi tra enti di formazione, Regione e produttori».
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