ROMA - «Abbiamo sepolto da pochi giorni Sayed Agha e tutta la famiglia è in lutto. Per me è un momento molto duro, perchè ho perso il fratello maggiore». Lo dice al in una intervista Mohammed Dawood, il fratello dell'autista dell'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo che è stato decapitato dai talebani. «Tutto il mondo ci ha dimenticato e si è occupato solo del rilascio del giornalista italiano in cambio di cinque criminali», lamenta l'uomo, ricordando che del fratello ucciso »i talebani si sono presi pure la sua macchina e hanno lasciato cinque orfani. Sayed e Ajmal lavoravano con questo straniero. Lui è stato liberato e per gli afghani cosa si è fatto?». E mentre Repubblica ha scritto che bisogna stare vicino alla loro famiglia e ha annunciato una sottoscrizione per raccogliere fondi «se ci arriveranno degli aiuti serviranno a migliorare la vita dei bambini», afferma Mohammed Dawood, aggiungendo poi che «Sayed, non era una spia» e che «solo i capi tribù ci hanno detto dove trovare il corpo. Lo abbiamo riconosciuto, anche se non aveva più la testa - dice - Emergency non ci ha mai aiutato a cercare il cadavere. Abbiamo dovuto arrangiarci da soli con i nostri contatti, spendendo i nostri soldi e organizzando il trasporto. Sayed è stato ucciso perchè accompagnava uno straniero - dice infine l'uomo - ma io sono felice che il giornalista italiano sia tornato dalla sua famiglia. A differenza di mio fratello. Forse bisognerebbe ricordare -conclude - che anche gli autisti e gli interpreti locali sono esseri umani».
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