ROMA - La «situazione è estremamente complessa»: il Governo è al lavoro, invita i media «alla cautela» e conferma che al momento Daniele Mastrogiacono «non è ancora libero».
Si chiude con la certezza che il giornalista di Repubblica «non è in mani italiane» una mattinata confusa nella quale una notizia della Reuters ha acceso le speranze annunciando la liberazione del reporter e scatenando una fibrillazione che ancora non si è spenta.
Le notizie sono confuse e le fonti abbottonate, ma Emergency ha fatto sapere che sono sorti problemi dell'ultima ora perchè non tutte le condizioni poste dai taleban sono state soddisfatte, per cui Mastrogiacomo è «ancora detenuto, ancora in pericolo».
Da Kabul arrivano conferme che il giornalista di Repubblica sarebbe stato consegnato dai Taleban ai capi tribali, ma anche questa rassicurante informazione non viene confermata a Roma. Anzi, iniziano a circolare voci secondo le quali i Taleban potrebbero riprendersi il giornalista se tutte le condizioni da loro avanzate non saranno soddisfatte.
Palazzo Chigi e Farnesina sono impegnate al massimo livello sin da questa mattina: Romano Prodi e Massimo D'Alema lavorano attraverso numerosissime telefonate e in strettissimo raccordo tra loro. Il ministero degli Esteri ha invitato i media al senso di responsabilità sottolineando «come la diffusione di notizie non verificate può compromettere l'andamento di questa fase delicata».
Il portavoce del Governo, Silvio Sircana, confermando che «la situazione è ancora in evoluzione», ha concordato sulla necessità della «massima cautela» in questa fase.
A dare l'atmosfera della complessità del momento è Emergency che, attraverso il vice-presidente Carlo Garbagnati, ha fatto sapere che la situazione più che semplificarsi, si è complicata ancora di più.
La linea del Governo è quindi ora di massima cautela: informazioni con il contagocce fino a quando Daniele Mastrogiacomo «non sarà finalmente in mani italiane».
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