MATERA - «A casa si sta festeggiando, c'è molta gente. Quando mia madre ha appreso la notizia da un giornalista sono stati salti di gioia. Poi abbiamo avuto la conferma dalla Farnesina e abbiamo potuto ascoltare la voce di papà per dieci-quindici minuti». A parlare è Michele, il maggiore dei figli di Cosma Damiano Russo, uno dei due tecnici dell'Eni rapito in Nigeria dai guerriglieri del Mend (Movimento per l'emancipazione del delta del Niger) e rilasciato nella notte dopo oltre 3 mesi di prigionia. Cosma Damiano Russo, contrattista della Nioc, tecnico che ha girato il mondo per lavoro, è di Bernalda, in provincia di Matera, dove vive con la famiglia, la moglie Anna Carella e quattro figli. Dopo la notizia della liberazione è tutto un viavai di gente e di abbracci. «Non sappiamo ancora quando potremo riabbracciarlo - aggiunge Michele - Di sicuro andremo a Roma all'aeroporto ad aspettarlo». Sono stati oltre tre mesi tra apprensione e paura, in un continuo rincorrersi di notizie e comunicati del Mend, in uno dei quali si profilava una prigionia ancora di mesi. «Sono stati mesi lunghi - dice Michele Russo - Mia madre si è molto prodigata (con lettere al governo e con un sit-in al Centro Oli di Viggiano dove confluisce il greggio estratto dall'Eni nella Val d'Agri lucana, ndr). C'è sempre stata fiducia nel governo e nella Farnesina».
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