PALERMO - Squilla il telefono e quando la suocera risponde, scopre che dall'altra parte del cellulare c'è il genero detenuto da molto tempo per traffico di droga. E' uno dei retroscena emersi dall'operazione che all'alba di oggi ha portato a Palermo all'arresto di sei persone, tra cui una guardia penitenziaria, accusata di avere fornito i cellulari ai boss detenuti. Ecco, di seguito, uno stralcio della telefonata e lo stupore della suocera dopo avere sentito la voce del genero: "Pietro sono", dice il genero. La suocera, che non lo riconosce, chiede: "Ma chi è questo Pietro?". E lui, di rimando: "Il marito di tua figlia, Giusi...". La donna stenta a crederci, visto che il genero è in carcere. "Ma che dici...". "Te lo giuro, quanto voglio bene ai bambini, le dici di chiamarmi subito su questo numero, che telefona lei, diglielo". La donna, ancora incredula, chiede al genero: "Come mai hai telefonato?". "Stai zitta, tu dì a Giusi che mi deve telefonare subito". "Aspetta che sta salendo". Anche la moglie, sorpresa, chiede al marito: "Tu come stai telefonando?". E lui, "Stai zitta, capiscimi...". E lei: "Va bene". Poi, l'uomo,rivela alla moglie di avere occultato in cella il telefono grazie al potere del suo compagno "una persona di certo rilievo". "Ti dico, abbiamo il telefono in cella. Lo hai capito? E' imboscato questo telefono". "Ah, sì". E avverte la moglie di poterla chiamare solo quando può. Nel corso di una conversazione registrata il 27 novembre del
2006, lo stesso detenuto, Pietro, dà indicazioni alla moglie "su come fare entrare sostanze stupefacenti del tipo hashish - si legge nel provvedimento - all'interno del carcere durante i colloqui". Pietro spiega alla moglie Giusi: "Digli a Giovanni che si mette due canne in bocca...". E lei: "Sì, tranquillo". "Due belle canne... tranquilla, vita mia... anche se vede ai cani digli che non l'inghiotte... se i cani abbaiano, allora inghiotte... Ti amo assai, vita mia...".
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