ROMA - La variabilità dei monsoni ha effetti anche nell'area orientale del Mediterraneo. Comprendere quindi la dinamica del clima nell'area dei tropici, costituisce un nodo cruciale per gli studiosi che si occupano di mutamenti climatici in tutto il mondo, ma lo diventa a maggior ragione per chi fa ricerca sull'area del Mare Nostrum. «Teniamo d'occhio i tropici - spiega Antonio Navarra, presidente del Centro euromediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc) con base all'Università di Lecce - perché sono i motori della macchina climatica e hanno i loro effetti sulle nostre regioni». In particolare «in quell'area - aggiunge Navarra - esiste la possibilità di prevedere da 6 a 9 mesi la variazione climatica, intesa come la variazione delle temperature marine superficiali, che influenzano poi le medie latitudini». Latitudini come le nostre, per le quali i tropici diventano «uno dei principali campi di ricerca» precisa Navarra. Per questo il presidente del Cmcc è in partenza per Tokyo, dove sono previsti diversi incontri di carattere scientifico. Il primo, che si svolgerà nell'ambito della collaborazione fra Giappone e Ue, vedrà appunto una sessione di lavori sul settore indo-pacifico, poi ci sarà un incontro ristretto a Italia e Giappone, che «da anni cooperano negli studi» sottolinea Navarra. Il principale referente nipponico in questo senso è il Frontier Research Center for global change. A seguire ci sarà un'altra riunione tra esperti a livello mondiale, organizzata invece dal Meteorological office inglese: «L'impegno successivo sarà a Exeter - spiega il presidente del Cmcc - dove verrà misurata l'affidabilità dei modelli di simulazione climatica attuali rispetto a quanto già avvenuto nel XX secolo». Insomma, per riuscire a studiare presente e futuro del clima occorre capire se i calcoli sono corretti anche basandosi su quanto si è effettivamente verificato nel passato.
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