BRUXELLES - Serve più ambizione per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Ne è convinto l'economista americano Jeremy Rifkin, che oggi a Bruxelles, al Parlamento europeo, in un seminario organizzato da un gruppo di deputati tra cui Vittorio Prodi, ha trovato interlocutori attenti nelle regioni europee rappresentate da Riccardo Illy, presidente dell'Assemblea delle regioni d'Europa (Are) e da Claudio Martini, presidente della Conferenza delle regioni periferiche marittime (Crpm).
«L'energia rinnovabile esiste ovunque sul nostro pianeta. Se mettiamo in comune e accumuliamo in forma di idrogeno questa energia e la diffondiamo su larga scala, grazie ad una rete, possiamo ottenere in questo campo quello che abbiamo avuto con l'informazione e la comunicazione grazie ad internet», ha sottolineato Rifkin secondo il quale l'Europa «può essere essere il continente leader in questo campo e svolgere il ruolo di protagonista in una nuova rivoluzione industriale, creando milioni di nuovi posti di lavoro e contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona».
Sia Illy che Martini nei loro interventi hanno puntato l'attenzione sulla necessità di fissare obiettivi chiari ed ambiziosi per lo sviluppo delle energie rinnovabili per ottenere un maggior risparmio, più efficienza, minore dipendenza dal petrolio, insieme a prezzi più bassi e ad una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica.
Nel corso dell'incontro focalizzato sulla diffusione dell'idrogeno verde, Rifkin ha presentato ai rappresentanti delle regioni e agli europarlamentari una dichiarazione congiunta che nei prossimi giorni verrà proposta anche alle rappresentanze imprenditoriali e alle Ong con l'intento di dare impulso proprio a questa forma di energia rinnovabile.
Quella proposta dall'economista americano si presenta come una «vera e propria terza rivoluzione industriale», per realizzare la quale Rifkin propone un accordo su cinque pilastri da perseguire entro il 2020. Si chiede, tra l'altro, di massimizzare l'efficienza energetica nell'uso dei combustibili fossili con l'obiettivo della riduzione del 20% dei consumi energetici; di ridurre il riscaldamento globale provocato dalle emissioni dei gas, diminuendo del 30% le emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990; di ottimizzare l'inserimento commerciale dell'energia rinnovabile, perseguendo un riferimento produttivo del 33% da elettricità e del 20% dall'energia globale generata da fonti energetiche rinnovabili; ma anche di far avanzare la tecnologia degli elementi di accumulazione dell'idrogeno per mettere in operatività una road-map tale da attuare un'infrastruttura tecnologia rudimentale nell'idrogeno.
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