Inchiesta Potenza - Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, dispone accertamenti sulla possibilità di violazione del segreto istruttorio. Procura di Potenza: ampia collaborazione agli ispettori ministeriali
ROMA - Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha disposto accertamenti sulla concreta possibilità che una grave violazione del segreto istruttorio sia all'origine della reiterata pubblicazione di articoli di stampa in cui si fa esplicito riferimento non solo al contenuto di atti ma anche alle specifiche attività investigative nel procedimento penale che sarebbe pendente presso la Procura di Potenza e che riguarderebbe anche persone del mondo dello spettacolo. Il Guardasigilli ha, quindi, delegato il capo dell'Ispettorato del ministero di verificare se vi siano state o meno condotte negligenti da parte del personale dell'Amministrazione della Giustizia che abbiano favorito, in modo del tutto indebito e in violazione delle norme sulla privacy, la propalazione di tali notizie. Il ministro, chiede inoltre, al Parlamento di approvare nel più breve tempo possibile il disegno di legge sulle intercettazioni, in modo da porre fine ad una prassi grave e lesiva dei diritti fondamentali della persona che contrasta con qualsiasi valore costituzionalmente corretto e che nulla ha a che fare con lo strumento investigativo delle intercettazioni utilizzato a fini di giustizia.
Pronta la replica dalla Procura di Potenza che garantisce darà «la più ampia collaborazione» agli ispettori del Ministero della Giustizia incaricati di verificare, nell'ambito della cosiddetta «inchiesta vip», eventuali violazioni del segreto istruttorio. Lo ha detto, il Procuratore della Repubblica, Giuseppe Galante.
«La procura di Potenza - ha spiegato - offrirà, come al solito, tutte le spiegazioni che verranno richieste dal Ministero, essendo essa stessa interessata a conoscere i responsabili di eventuali violazioni del segreto istruttorio che danneggiano, soprattutto, le attività investigativa in svolgimento».
«Posso, peraltro, già da ora e nella maniera più tassativa - ha concluso il procuratore Galante - escludere che vi siano state responsabilità del mio ufficio in ordine alla illecita diffusione di notizie dell'inchiesta».
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