I Riina, casa e Chiesa nel Salento Ninetta Bagarella a S. Pancrazio per la comunione del nipote
FEDERICA MARANGIO
SAN PANCRAZIO SALENTINO (Brindisi) - Maggio, mese di prime comunioni. Anche per la famiglia Riina, il nome di mafia pèiù inquietante di sempre. Una prima comunione speciale - quella di ieri nella chiesa Madre - per il nipote di Totò «u curtu». La sua famiglia si è riunita nel week end, tracciando una ideale «linea tra la Sicilia e la Puglia» per stringersi insieme nei festeggiamenti per la comunione del figlio di Maria Concetta.
Una famiglia che ieri aveva voglia di respirare aria di normalità. Gli zii e la nonna, seduti nelle ultime file della navata centrale, si sono avvicinati a scattare qualche foto per immortalare questo avvenimento religioso importante in due momenti: quando il nipote ha partecipato alla processione dell’offertorio insieme agli altri bambini e quando il piccolo si è accostato al sacramento. Maria Concetta, la figlia maggiore di Totò Riina, figlia del capomafia, si è trasferita da tempo insieme al marito, al figlio e alla madre Ninetta Bagarella nel comune di San Pancrazio alla ricerca di tranquillità, per allontanarsi dalle tensioni che un cognome così «pesante» poteva comportare in Sicilia.
Ieri, a regalare serenità e il calore che solo l’abbraccio di una zia può, la figlia più piccola di Riina, Lucia. Ninetta Bagarella, poco avvezza da anni a fotografi e giornalisti che la cercano in continuazione, ha evitato ogni commento limitandosi a stringere cordialmente la mano a qualcuno, senza mai parlare. Lucia Riina, invece, sfoggiando un sorriso, si è intrattenuta a scambiare due chiacchiere. Con due occhi azzurri limpidi e un vestitino rosa chiaro con un giacchino nero che le calzavano a pennello, ha raccontato a «La Gazzetta del Mezzogiorno» il suo «profondo legame con la famiglia».
Lucia ha trascorso il week end a San Pancrazio insieme al marito Vincenzo Bellomo e ai suoi due piccoli per amore del nipote. «Una bella festa da trascorrere semplicemente stando insieme - dice Lucia Riina -. La famiglia è fondamentale per noi. Non potevamo mancare a questo appuntamento anche se possiamo trattenerci pochissimo in Puglia».
In Sicilia certamente, ma anche in Puglia, Riina è un cognome impegnativo. «Noi vogliamo vivere una vita normale, lontano dei riflettori - aggiunge -. Ci accontentiamo di star bene e di costruire rapporti e legami solidi, valori questi di cui la nostra terra, la Sicilia, si fa da sempre portatrice e che esistono sicuramente anche in Puglia». Il marito di Lucia, la sostiene e la abbraccia mentre lei si emoziona parlando delle ovvie difficoltà. Lui che all’inizio della chiacchierata si è mostrato reticente nel «parlare ancora di ciò che è stato», condivide le parole della moglie e aggiunge: «I nipoti sono un’estensione di noi e per noi è un orgoglio poterli festeggiare». La storia e i fatti si possono trovare su tutti i giornali, ma il dolore più intimo per essere coinvolti in vicende che non abbiamo deciso noi, rimane solo nostro e nessuna parola può valere a sanarlo», dice ancora il genero di Riina.
«Vogliamo poter essere con mia sorella Maria Concetta e mia madre quando hanno bisogno – continua Lucia – . Vogliamo che si sentano parte di una famiglia come tante senza che avvertano il peso del passato, di chi sta pagando per gli errori che ha commesso». Lucia è una pittrice e la sua creatività prende forma quando le dita si lasciano andare. Nei suoi quadri, visibili anche online sul sito professionale www.luciariina.com si ritraggono animali colorati e vivaci «un po’ come il mondo che vorrei vivessero i miei figli, sereno e luminoso». Nella chiacchierata con la Gazzetta, Lucia fa sapere che è «in procinto di organizzare una mostra che potrebbe essere ospitata, perché no, anche a San Pancrazio»: il paese che ha accolto - non senza qualche preoccupazione - sua sorella e la madre.
Abbracciata al marito e insieme ai figli, prima di allontanarsi con la madre Ninetta per trascorrere le ultime ore di festa dedicate al nipote e prima del rientro a Corleone, Lucia Riina si racconta con la fierezza e al contempo le debolezze di una donna, madre, moglie e zia. «Una vita normale, non chiediamo altro».
SAN PANCRAZIO SALENTINO (Brindisi) - Maggio, mese di prime comunioni. Anche per la famiglia Riina, il nome di mafia pèiù inquietante di sempre. Una prima comunione speciale - quella di ieri nella chiesa Madre - per il nipote di Totò «u curtu». La sua famiglia si è riunita nel week end, tracciando una ideale «linea tra la Sicilia e la Puglia» per stringersi insieme nei festeggiamenti per la comunione del figlio di Maria Concetta.
Una famiglia che ieri aveva voglia di respirare aria di normalità. Gli zii e la nonna, seduti nelle ultime file della navata centrale, si sono avvicinati a scattare qualche foto per immortalare questo avvenimento religioso importante in due momenti: quando il nipote ha partecipato alla processione dell’offertorio insieme agli altri bambini e quando il piccolo si è accostato al sacramento. Maria Concetta, la figlia maggiore di Totò Riina, figlia del capomafia, si è trasferita da tempo insieme al marito, al figlio e alla madre Ninetta Bagarella nel comune di San Pancrazio alla ricerca di tranquillità, per allontanarsi dalle tensioni che un cognome così «pesante» poteva comportare in Sicilia.
Ieri, a regalare serenità e il calore che solo l’abbraccio di una zia può, la figlia più piccola di Riina, Lucia. Ninetta Bagarella, poco avvezza da anni a fotografi e giornalisti che la cercano in continuazione, ha evitato ogni commento limitandosi a stringere cordialmente la mano a qualcuno, senza mai parlare. Lucia Riina, invece, sfoggiando un sorriso, si è intrattenuta a scambiare due chiacchiere. Con due occhi azzurri limpidi e un vestitino rosa chiaro con un giacchino nero che le calzavano a pennello, ha raccontato a «La Gazzetta del Mezzogiorno» il suo «profondo legame con la famiglia».
Lucia ha trascorso il week end a San Pancrazio insieme al marito Vincenzo Bellomo e ai suoi due piccoli per amore del nipote. «Una bella festa da trascorrere semplicemente stando insieme - dice Lucia Riina -. La famiglia è fondamentale per noi. Non potevamo mancare a questo appuntamento anche se possiamo trattenerci pochissimo in Puglia».
In Sicilia certamente, ma anche in Puglia, Riina è un cognome impegnativo. «Noi vogliamo vivere una vita normale, lontano dei riflettori - aggiunge -. Ci accontentiamo di star bene e di costruire rapporti e legami solidi, valori questi di cui la nostra terra, la Sicilia, si fa da sempre portatrice e che esistono sicuramente anche in Puglia». Il marito di Lucia, la sostiene e la abbraccia mentre lei si emoziona parlando delle ovvie difficoltà. Lui che all’inizio della chiacchierata si è mostrato reticente nel «parlare ancora di ciò che è stato», condivide le parole della moglie e aggiunge: «I nipoti sono un’estensione di noi e per noi è un orgoglio poterli festeggiare». La storia e i fatti si possono trovare su tutti i giornali, ma il dolore più intimo per essere coinvolti in vicende che non abbiamo deciso noi, rimane solo nostro e nessuna parola può valere a sanarlo», dice ancora il genero di Riina.
«Vogliamo poter essere con mia sorella Maria Concetta e mia madre quando hanno bisogno – continua Lucia – . Vogliamo che si sentano parte di una famiglia come tante senza che avvertano il peso del passato, di chi sta pagando per gli errori che ha commesso». Lucia è una pittrice e la sua creatività prende forma quando le dita si lasciano andare. Nei suoi quadri, visibili anche online sul sito professionale www.luciariina.com si ritraggono animali colorati e vivaci «un po’ come il mondo che vorrei vivessero i miei figli, sereno e luminoso». Nella chiacchierata con la Gazzetta, Lucia fa sapere che è «in procinto di organizzare una mostra che potrebbe essere ospitata, perché no, anche a San Pancrazio»: il paese che ha accolto - non senza qualche preoccupazione - sua sorella e la madre.
Abbracciata al marito e insieme ai figli, prima di allontanarsi con la madre Ninetta per trascorrere le ultime ore di festa dedicate al nipote e prima del rientro a Corleone, Lucia Riina si racconta con la fierezza e al contempo le debolezze di una donna, madre, moglie e zia. «Una vita normale, non chiediamo altro».