ROMA - Sono oltre un milione i lavoratori precari in Italia. E' quanto emerge da una analisi dell'Isfol, che disegna, con interviste ad un campione di oltre 40mila persone le reali aspettative e difficoltà dei giovani, delle donne e degli ultra cinquantenni.
In particolare, secondo l'Isfol, precari in senso stretto sono quegli oltre 427.821 lavoratori, pari all'1,9% dell'occupazione totale, che, pur essendo «autonomi», nei fatti sono sottoposti a 'subordinazione fortè. A costoro vanno aggiunti una metà di quei lavoratori, sempre autonomi, che hanno una subordinazione 'intermedià: un altro mezzo milione.
In totale, circa un milione di persone che vivono una realtà di lavoro «a intermittenza», pari a un 4-5% sul complesso dell'occupazione nazionale.
Dalla ricerca emerge innanzitutto l'«involontarietà» della scelta della forma contrattuale. Se ne lamenta circa la metà di chi ha collaborazioni coordinate e continuate od occasionali e addirittura il 70% di chi lavora a progetto. A caratterizzare il lavoro precario è poi la monocommittenza che riguarda l'83% delle collaborazioni coordinate e continuative, il 69% delle collaborazioni occasionali, l'80% dei lavoratori a progetto e oltre il 50% delle attività in proprio, con un incidenza sistematicamente superiore per le donne.
La ricerca si sofferma anche sul grado di subordinazione dei precari: la presenza sul posto di lavoro è richiesta dal 65% delle collaborazioni coordinate e continuate, dal 40% delle collaborazioni occasionali e dal 55% di quelle a progetto, mentre solo poco più del 20% delle attività in proprio deve attenersi ad orari stabiliti. Anche in questo caso le donne risultano maggiormente coinvolte dai vincoli tipici del lavoro subordinato.
Pochi i rinnovi di contratto dopo la scadenza: la quota è del 60% nel caso delle collaborazioni coordinate e continuative e del lavoro a progetto, mentre appena un terzo di chi ha collaborazioni occasionali o lavora in proprio ha già avuto un rapporto di collaborazione con l'attuale datore di lavoro.
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