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SAN PIETROBURGO (Russia) - Il G8 di San Pietroburgo - il vertice fra i leader degli otto Paesi più industrializzati del mondo - ha raggiunto un accordo per una dichiarazione finale sulla crisi mediorientale nella quale si esprime «la preoccupazione sempre crescente» per il degenerare della crisi e in particolare «per l'aumento delle vittime civile da entrambe le parti e per i danni alle infrastrutture».
Ecco di seguito i passaggi principali della dichiarazione finale: «La crisi attuale deriva dagli atti compiuti da forze estremiste per destabilizzare la regione e per frustrare le aspirazioni dei popoli palestinesi, israeliano e libanese alla democrazia e alla pace. A Gaza, elementi di Hamas hanno lanciato razzi contro il territorio israeliano e rapito un soldato israeliano. In Libano gli Hezbollah, violando la linea blu, hanno attaccato Israele dal territorio libanese e ucciso e catturato soldati israeliani, rovesciando così il trend positivo iniziato con il ritiro siriano nel 2005, e minando il governo democraticamente eletto del primo ministro Siniora.
A questi elementi estremisti e - prosegue la dichiarazione finale - a coloro che li sostengono non può essere permesso di spingere il Medio Oriente nel caos e provocare un conflitto più ampio. Gli estremisti devono immediatamente interrompere i loro attacchi.
È anche decisivo che Israele, nell'esercizio del diritto all'autodifesa, sia consapevole delle conseguenze delle sue azioni. Noi chiediamo ad Israele di farlo con moderazione, cercando di evitare vittime tra civili innocenti e danni alle infrastrutture e do astenersi da atti che potrebbero destabilizzare il governo libanese».
Per queste ragioni, secondo il G8, «la priorità più urgente è quella di creare condizioni per la fine delle violenze». Per ottenere ciò secondo il G8 è indispensabile: «Il ritorno dei soldati israeliani rapiti a Gaza e nel Libano; la fine degli attacchi sul territorio israeliano; la fine delle operazioni militari israeliane ed un rapido ritiro delle forze israeliane da Gaza; il rilascio dei ministri e dei parlamentari palestinesi arrestati».
Il G8 chiede anche con forza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di sviluppare un piano per rafforzare le risoluzioni 1559 e 1680.
Il G8 conferma «pieno supporto» al governo libanese e la legittimità alla sua sovranità sopra il suo intero territorio. Il che significa la possibilità del pieno dispiegamento delle forze armate libanesi in tutte le zone del Paese, in particolare nel Sud, e il disarmo delle milizie. Il G8 incoraggia anche un esame da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu «della possibilità di una presenza di sicurezza internazionale».
Il G8 ricorda inoltre a Gaza il ritiro israeliano, opportunità per ulteriori passi verso la soluzione prevista dalla Road Map, quella di due Stati. «Tutte le parti palestinesi dovrebbero accettare l'esistenza di Israele, il rifiuto della violenza e accettare tutti i passati accordi ed obblighi, incluso quello della Road Map. Da parte sua Israele deve astenersi da azioni unilaterali che possano pregiudicare un accordo finale per un negoziato in buona fede».
Il documento finale ribadisce ancora che l'obiettivo degli otto Grandi è «la fine immediata dell'attuale violenza, la ripresa di una cooperazione di sicurezza e di un dialogo politico tra palestinesi ed israeliani. E ciò richiede, tra le altre cose: «La fine degli attacchi terroristici contro Israele; la ripresa dei rapporti del presidente Abu Mazen per assicurare che il governo palestinese si muova attraverso i principi previsti dal Quartetto; l'immediato allargamento del meccanismo internazionale dei donatori stabilito dal Quartetto».
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