POTENZA - «Il capo avrebbe preferito una bionda e ha giudicato 200 euro eccessivi per la prestazione»: è il commento che due collaboratori di Vittorio Emanuele di Savoia si scambiano dopo l'incontro fra il principe e una prostituta, che loro stessi avevano organizzato, a Milano.
L'episodio si riferisce all'accusa - contestata a Vittorio Emanuele, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci e Giuseppe Rizzani - di aver favorito la prostituzione. Gli incontri, documentati nell'ordinanza di custodia cautelare, sarebbero avvenuti in Italia e all'estero: l'accusa al principe è quella di aver sempre chiesto ai suoi collaboratori di trovargli una prostituta. Bonazza, Narducci e Rizzani si mettono all'opera: contattano le donne, chiedono a quanto ammonta «l'onorario» (in un'occasione, 300 euro) e curano i dettagli dell'incontro, cioè l'ora e il luogo. In un caso, la richiesta della prostituta (mille euro) viene giudicata troppo alta; in un altro l'incontro salta per iniziativa di un collaboratore di Vittorio Emanuele, «preoccupato dalle maldicenze che girano sul suo conto sull'isola di Cavallo».
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