POTENZA - Un banale piccolo episodio di usura alla base dell'inchiesta della procura di Potenza che si è ramificata in decine di episodi che si intrecciano tra di loro.
Il tutto nasce circa due anni fa. Uno sfrattato di Potenza desidera ottenere ad ogni costo un prefabbricato nel rione Bucaletto, costruito alla periferia di Potenza dopo il terremoto del 1980. Per questo si rivolge ad un dipendente di una cooperativa che millanta conoscenze al comune e per il «favore» chiede dei soldi che poi gioca alle «macchinette».
Gli inquirenti si imbattono nel giro di usura in cui è finito il millantatore e risalgono ad una ditta del Potentino, leader nella distribuzione di videopoker. I controlli sulla società portano quindi ad una ditta di Messina, Italnolo.
Sempre secondo i magistati l'associazione a delinquere piazzava macchinette truccate che evitavano i controlli grazie al nulla-osta dei monopoli di stato.
Nelle duemila pagine raccolte dal pm Henry John Woodcock ci sono poi ampi stralci sulle presunte connivenze di Vittorio Emanuele, che sarebbe stato interessato «a soldi e donne».
Nelle intercettazioni compaiono affermazioni a tutto campo fatte dal principe. Su Giuliana Sgrena afferma: «...una comunista fottuta che scrive su quel giornalaccio, anzi bisogna stare attenti anche all'inchiostro». Vittorio Emanuele da tempo era intercettato, filmato e fotografato dagli inquirenti.
«Un'indagine approfondita - confermano gli ambienti degli investigatori - e condotta con molto scrupolo». Nel voluminoso fascicolo vi è anche un riferimento all'esclusione della lista di Alessandra Mussolini alle ultime regionali del Lazio. Dalle intercettazioni emergerebbe inequivocabilmente il ruolo svolto da un esponente di An nella vicenda.
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