TRIESTE - Per la prima volta, lunedì prossimo, alla cerimonia di giuramento del Presidente della Repubblica di fronte al Parlamento a Camere riunite, saranno presenti, oltre ai parlamentari, anche i «grandi elettori» regionali che hanno partecipato all' elezione del Capo dello Stato.
L' innovazione è stata chiesta dal Presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, Alessandro Tesini, quale Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative .
«Un' innovazione - ha detto Tesini - che potrebbe sembrare scontata ma che in realtà è di grande significato e inverte l' orientamento seguito per 60 anni. Finalmente - ha aggiunto - lo spirito del nuovo Titolo Quinto della Costituzione, che introduce a una Repubblica retta sulle autonomie, incardinandole nel principio della leale collaborazione interistituzionale tra Regioni e Stato, diventa prassi».
Ed è a questo principio - ha spiegato Tesini che, in qualità di coordinatore della Conferenza parteciperà al Quirinale alla cerimonia di insediamento di Giorgio Napolitano - si è rifatto quando ha indirizzato alla Presidenza della Camera la richiesta di estensione della partecipazione dei grandi elettori a quella che è definita «la presa d'atto dell'assunzione delle funzioni presidenziali», ottenendo rapidamente un facile consenso dopo che gli uffici, approfondita la questione, avevano riconosciuto il fondamento della richiesta.
«Il Friuli Venezia Giulia - ha ricordato Tesini - vanta un illustre e significativo precedente al riguardo, che ha fatto scuola per vent'anni e che è stato superato da questo intervento. Nel 1985, infatti, in occasione dell'elezione del Presidente Francesco Cossiga, l'allora grande elettore e già Presidente della Giunta Regionale Antonio Comelli, indirizzò analoga richiesta alla Presidente della Camera Nilde Jotti, la quale rispose cortesemente, ma irremovibilmente, affermando, in questo sostenuta dalla dottrina e dagli esperti del tempo, che la funzione dei grandi elettori si esauriva alla sola elezione e che da quel momento in poi subentrava la prassi ordinaria che non ammetteva esterni ai lavori della Camera e del Parlamento riunito».
«Sono passati venti anni - ha concluso Tesini - ma dal punto di vista della cultura istituzionale siamo davvero in un'altra epoca, e anche questi segnali, apparentemente solo simbolici, ne confermano la sostanza».
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