ROMA - Nei discorsi di insediamento, i presidenti della Repubblica hanno sempre tratteggiato il loro programma ricorrendo a slogan di presa immediata.
Ecco la frase chiave di ciascuno dei dieci messaggi rivolti finora al Parlamento dai presidenti della Repubblica, in attesa di quello che pronuncerà lunedì pomeriggio Giorgio Napolitano.
DE NICOLA (1946): «I partiti, che sono la necessaria condizione di vita dei governi parlamentari, dovranno procedere, nelle lotte per il fine comune del pubblico bene, secondo il monito di un grande stratega: marciare divisi per combattere uniti».
EINAUDI (1948): «Per ben due volte abbiamo dato al mondo una prova della nostra volontà di ritorno alle libere democratiche competizioni politiche e della nostra capacità a cooperare, uguali tra uguali, nei consessi nei quali si vuole ricostruire l' Europa».
GRONCHI (1955): «Nessun progresso vero si realizza nella vita interna di ciascuna nazione e nei rapporti internazionali senza il consenso ed il concorso del mondo del lavoro».
SEGNI (1962): «A questa nuova organizzazione dell'Europa tendono i tempi nuovi. Per essa anche io ho lavorato con fede, a fini di progresso e di pace. E io auspico che alla sua realizzazione si diriga l'impegno del governo e del Parlamento».
SARAGAT (1964): «Metterei l'accento sulla casa ai lavoratori, sulla sanità pubblica e sulla scuola. La scuola, in breve volgere di anni, deve venire democratizzata in modo da garantire la selezione di tutti i giovani e l'avviamento agli studi superiori con l'unico criterio delle capacità e delle attitudini».
LEONE (1971): «La pace sociale non significa rinuncia alle legittime aspirazioni e ai modi anche solleciti di farle valere: significa rinuncia al metodo della violenza e dell'intolleranza. Soltanto l'ordine democratico può garantire il conseguimento di un risultato positivo».
PERTINI (1978): «L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame».
COSSIGA (1985): «Il presidente della Repubblica, per quanto di sua competenza concorrerà al processo di rinnovamento quale rappresentante dell'unità nazionale e quale garante della Costituzione voluta dal popolo italiano».
SCALFARO (1992): «Il presidente della Repubblica rivolge in questa assemblea solenne un rispettoso ma fermo invito al Parlamento perchè proceda alla nomina di una Commissione Bicamerale con il compito di una globale e organica revisione della Carta Costituzionale».
CIAMPI (1999): «La creazione della moneta unica europea, grande evento politico e non solo economico, ci impone di far sì che l'economia italiana risponda sempre più alle caratteristiche del modello di sviluppo europeo». Per la prima volta il discorso di insediamento di un capo dello Stato si conclude anche con «Viva l'Unione europea», insieme a «Viva la Repubblica Italiana, Viva l'Italia».
Tra i dieci discorsi, il più prolisso è stato quello di Oscar Luigi Scalfaro (45 minuti), mentre il più breve, con 10 minuti, è stato quello di Enrico De Nicola.
Ecco una tabella con la durata dei messaggi di insediamento dei precedenti capi dello Stato: DE NICOLA, 10 minuti (il suo messaggio fu letto in Parlamento perchè al momento della elezione non si trovava a Roma); EINAUDI, 20 minuti; GRONCHI, 35 minuti; SEGNI, 30 minuti; SARAGAT, 20 minuti; LEONE, 20 minuti; PERTINI, 30 minuti; COSSIGA, 40 minuti; SCALFARO, 45 minuti; CIAMPI, 25 minuti.
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