BARI - I responsabili dell'Associazione dei familiari delle vittime e dei sopravvissuti della tragedia dell'Atr 72 Bari-Djerba della Tuninter, precipitato il 6 agosto del 2005 al largo delle coste di Palermo, non intendono commentare per il momento le indiscrezioni che emergerebbero dall'inchiesta della Procura di Palermo circa l'ipotesi secondo la quale il velivolo avrebbe potuto atterrare nel capoluogo siciliano invece di ammarare.
La presidente dell'associazione Rosanna Albergo Baldacci, madre di Barbara, una delle 16 vittime, quasi tutte pugliesi, dice solo che vuole approfondire l'attendibilità della notizia prima di esprimersi. Secondo questa ipotesi il fatto che a bordo ci fosse un indicatore solitamente montato sugli Atr 42 invece che sugli Atr 72 non sarebbe la causa scatenante del disastro. Nella tragedia rimasero ferite 23 persone.
Intanto proprio oggi una delegazione dell'associazione ha fatto ritorno da Tunisi dove ieri ha incontrato il presidente della compagnia aerea Tuninter e il direttore generale dell'Aviazione civile tunisina, oltre che in un incontro a parte l'ambasciatore italiano in Tunisia.
Dopo un primo incontro con i dirigenti della compagnia avvenuto a Bari il 4 aprile, il viaggio a Tunisi è stato deciso in seguito all'invito ricevuto dal direttore generale della Tuninter, da cui, secondo l'associazione, «si evince la volontà delle autorità tunisine a collaborare, per proseguire il dialogo intrapreso». Questo ulteriore passo rientra in una serie di iniziative che coinvolgono da mesi l'associazione «Disastro Aereo Capogallo 6 Agosto 2005» sul piano della sicurezza del volo in sede Enac e sul piano dell'assistenza (anche legale) nei confronti di coloro che sono stati colpiti dalla tragedia.
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