
NAPOLI - Una piazza del Plebiscito decisamente calda accoglie i leader della Cdl, giunti a Napoli per chiudere le campagna elettorale del centrodestra e chiedere agli italiani di dar loro i voti il 9 e 10 aprile per governare il Paese altri cinque anni. Sotto il grande palco allestito al centro della piazza, davanti alla basilica di San Francesco di Paola, sono in tanti a sventolare le bandiere di Forza Italia, di An e dell'Udc. Quanti sono? Centomila, garantiscono gli organizzatori, e la Questura non contrappone stime.
L'attesa dell'arrivo dei leader viene ingannata dai presenti ascoltando una band dal rigoroso repertorio napoletano, da "Oh sole mio" a "Reginella", mentre alle spalle del palco, davanti al colonnato della basilica, diverse troupe televisive italiane e straniere fanno collegamenti e "stand up" sull'evento che sta per iniziare. Tanti gli striscioni. Uno ammonisce: «Non siate coglioni, votate Silvio Berlusconi»; mentre un altro recita: «Montezemolo, Epifani e Della Valle uniti per fregare gli operai».
Fini e Casini sono i due leader del «tridente» che arrivano per primi nella piazza, anticipati però da Benedetto Della Vedova dei Riformatori liberali, Sandro Bondi ed Elio Vito di FI ed il ministro di An Mario Landolfi. I leader di An e Udc scambiano qualche battuta con i cronisti: giusto il tempo di sdrammatizzare il paragone dell'attuale situazione italiana con quella vissuta dal Paese nel 1948. Subito dopo arriva Berlusconi: scende dall'automobile e, attorniato da cronisti e militanti, arriva sotto il palco su cui campeggiano i 16 simboli della Cdl e la grande scritta: «Il 9 e 10 aprile scegliamo di andare avanti».
Mentre dalla piazza si leva un coro da stadio, sul podio Berlusconi, Fini, Casini, Cesa, Maroni e Caldoro cantano insieme l'Inno di Mameli. Ad aprire gli interventi è il ministro socialista: parla poco e passa la mano a Berlusconi che incita la piazza per più di 20 minuti. Il premier viene spesso interrotto dal coretto «chi non salta comunista è», e manda la piazza in visibilio quando grida: «Grazie a tutti, siete commoventi e state sicuri, domenica e lunedì vinceremo perché non siamo coglioni».
Un grido che il premier lancerà una seconda volta, affacciandosi dopo il comizio da un balcone della prefettura, quando un gruppetto di ragazzi con delle bandiere di An gli grida per qualche secondo «Duce! Duce!».
È il turno di Casini, che batte il tasto della difesa della «famiglia naturale» e dei valori cristiani e dà vita a una piccola "gag" con una ragazza di colore che vede tra la folla. «Sei bellissima», le dice il presidente dell'Udc sottolineando che la «Cdl è per l'accoglienza e la solidarietà». E Casini alla fine sottolinea che «noi non abbiamo Luxuria», invita sul podio Berlusconi e Fini e raccoglie, abbracciandoli, l'applauso della piazza. Poi il leghista Roberto Maroni, applaudito pure lui: battimani per i quali ringraziano sia lui sia Fini.
Il leader di An Gianfranco Fini chiude la kermesse sottolineando che «la Cdl vincerà perché ha conquistato con il suo lavoro sul campo il diritto di governare per altri cinque anni».
Il comizio finisce con l'Inno di Mameli, i leader lasciano il palco e vanno in prefettura, mentre gli applausi e le urla "Silvio, Silvio" continuano. E Berlusconi, dopo aver dispensato pacche sulle spalle e strette di mano e essersi fatto fotografare con gli immancabili telefoni cellulari, varcando il portone del palazzo da cui poi si affaccerà due volte al balcone per salutare la folla, ringrazia i napoletani: «Da Napoli - commenta - è arrivata una risposta straordinaria».
Francesco Bongarrà
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