VERONA - Nella vicenda della nigeriana che praticava mutilazioni genitali, la squadra mobile di Verona ha denunciato anche i quattro genitori delle due neonate sulle quali la donna aveva praticato o stava per praticare l'intervento. L'ipotesi d'accusa per loro, formulata in base alla recente legge, è la stessa di quella a carico della nigeriana che, regolare in Italia, lavora presso un'impresa di pulizie.
La donna, secondo quanto è emerso dalle indagini, veniva contattata direttamente dai genitori e si recava a casa loro per praticare la mutilazione alle figlie appena nate. Per consentire l'intervento, gli stessi genitori avrebbero tenuto ferme le piccole.
L'attività investigativa è ora volta a verificare per quanto tempo e in quali altre circostanze la 43 enne potrebbe avere in precedenza fatto mutilazioni dello stesso tipo. La polizia avrebbe avuto non poche difficoltà nell'accertare l'intervento praticato alla bambina di due mesi a causa della cicatrizzazione della ferita. E' stato perciò necessario sottoporre la piccola vittima a esami strumentali per accertare la mutilazione avvenuta il 22 marzo scorso.
Quando la 43 enne è stata bloccata dalla polizia si è giustificata dicendo che stava andando a far visita a suoi connazionali e il padre della bimba di 14 giorni ha negato di aver chiamato la donna perchè praticasse la clitoridectomia a sua figlia.
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