Cinesi a Prato, ecuadoregni a Genova, filippini a Milano, indiani a Cremona e mauritiani a Catania.
Ecco la mappa degli stranieri residenti in Italia redatta dal Centro Studi Sintesi. Un arcipelago variegato e multiforme di etnie che si concentrano in particolari aree del paese. Gli stranieri residente nella penisola sono quasi due milioni e mezzo di individui pari a circa 41 individui ogni 1.000 abitanti, presenti soprattutto nelle regioni del nord Italia.
La Lombardia è la regione con il maggior numero di residenti stranieri (594.279, pari a 63,3 ogni 1.000 abitanti), con un valore che da solo supera tutte le regioni del Centro Italia messe assieme. In termini di valori assoluti segue il Veneto (287.732; con una in media di 61,2 stranieri ogni 1.000 abitanti), l'Emilia Romagna (257.161; con 61,9) ed il Lazio (247.847; 47,0). Agli ultimi posta della classifica troviamo principalmente le regioni del Sud e delle Isole maggiori tra cui appunto la Sardegna (15.972 stranieri; pari a 9,7 ogni mille abitanti), la Basilicata (5.923; 9,9), la Valle d'Aosta (4.528; 34,7) ed il Molise (3.790; 11,8).
Un fenomeno in continua espansione. Nell'ultimo anno gli stranieri residenti in Italia sono cresciuti del 20,7%: l'area geografica che ha registrato la crescita maggiore è quella del Nord-Ovest (+23,4%), con dinamiche accentuate nella Lombardia (+24,7%) e nella Liguria (+24,1%). Al secondo posto troviamo il Mezzogiorno, area territoriale che ha registrato un incremento del 20,7% tra i due anni considerati, con il significativo exploit della Campania (+31,2%). Seguono infine il Nord-Est con +19,8% (Emilia Romagna + 22,2%, Veneto +19,7%) il Centro con +19,4% (Umbria +23,9%, Lazio +21,1%) e le Isole con una variazione decisamente contenuta rispetto alle altre realtà nazionali (+10,8%; Sardegna +11,1% e Sicilia +10,8%).
I 184 gruppi etnici censiti - segnala il Centro studi Sintesi - si distribuiscono a macchia di leopardo nel territorio italiano: i rumeni sono concentrati soprattutto in Piemonte, i marocchini in Valle d'Aosta e in Molise, gli ecuadoregni in Liguria, gli ucraini in Campania, gli Albanesi in Basilicata e i tunisini presenti soprattutto in Sicilia.
L'analisi dei livelli di concentrazione delle diverse etnie sul territorio italiano evidenzia, inoltre, come siano soprattutto la Lombardia, il Lazio ed il Veneto le regioni dove la presenza straniera è molto polverizzata e distribuita su un numero maggiore di comunità.
Focalizzando l'analisi a livello provinciale si scopre che esiste una grossa presenza di ecuadoregni a Genova (11.575 individui), mentre i filippini si concentrano soprattutto a Milano (28.208) Gli indiani sono invece molto presenti a Cremona (3.802), mentre i mauritiani a Catania (2.374).
Maschi o femmine? Anche in questo caso la situazione è poliedrica. I migranti albanesi sono in prevalenza maschi e sono concentrati soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, dove vi è una maggior offerta di posti di lavoro; lo stesso si può dire per i tunisini, i macedoni, i serbi e gli egiziani.
Vi è una forte presenza maschile anche per la comunità senegalese e quella indiana, ma esse presentano una distribuzione molto più omogenea e radicata in tutta Italia.
Il recente significativo aumento degli immigrati provenienti dall'Europa centro orientale mostra una chiara matrice femminile, sono infatti le donne le protagoniste indiscusse nelle comunità etniche dell'Ucraina e della Polonia che hanno preso corpo negli ultimi anni nel nostro Paese.
Sicuramente sulle dinamiche del fenomeno ha influito in modo importante il massiccio processo di regolarizzazione delle «assistenti familiari» che già presenti sul territorio sono emerse in concomitanza con attuazione del disposto normativo.
Il livello maggiore di spiegazione del fenomeno coincide con i risultati registrati nelle regioni del Centro e del Nord del Paese ed in particolare per le popolazioni residenti di provenienza filippina, peruviana ed ecuadoregna.
Infine per quanto riguarda la presenza di cittadini provenienti da Cina e Romania il risultato ottenuto nell'analisi e quello di un sostanziale equilibrio tra i sessi, a dimostrazione di una tendenza al ricongiungimento familiare che è evidentemente «tipico» per questo tipo di culture.
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