PARMA - Parma rivive l'incubo di un rapimento quasi 17 anni dopo il sequestro di Mirella Silocchi, moglie cinquantenne dell'imprenditore del ferro Carlo Nicoli, mai restituita ai familiari.
La donna fu prelevata nella sua abitazione, a Stradella di Collecchio, alle 8.30 del mattino del 28 luglio 1989 da alcune persone, una delle quali in divisa da finanziere. Il marito ricevette la prima lettera dei sequestratori dopo quasi un mese: oltre alla richiesta di cinque miliardi di riscatto, la lettera conteneva un pesante attacco alla linea contro i sequestri. Nel novembre dello stesso anno i sequestratori lasciarono un orecchio mozzato della donna in un'area di servizio sull' Autosole, nei pressi di Parma. Dopo poco tempo arrivarono a casa di Nicoli cinque foto in cui la donna appariva incatenata, con gli occhi chiusi, in pessime condizioni e con un fucile puntato alla tempia.
Qualche giorno dopo fu raggiunto un accordo: i banditi accettavano i due miliardi di lire offerti dal marito della Silocchi, da consegnare a Torino. Ma a quell' epoca, accertarono successivamente gli investigatori, la donna era già morta. L'incontro fallì perchè i rapitori si accorsero che Carlo Nicoli era seguito dagli inquirenti. L'uomo poco dopo ricevette una telefonata: «Ci hai tradito, allora sono cinque miliardi». Dopo una nuova richiesta della prova che Mirella Silocchi fosse ancora viva i contatti si interruppero per sempre.
Continuando le indagini, le forze dell'ordine trovarono poi frammenti di ossa, una fede nuziale, in un sacco di cellophane nascosto in un pozzo all' interno di un podere nel viterbese, dove probabilmente la donna morì. Ad eseguire il rapimento fu una banda composta da un «gruppo sardò e un gruppo eversivo» e i componenti vennero man mano catturati. L'ultima in ordine di tempo l'italoamericana Rose Ann Scrocco, arrestata il 16 gennaio scorso ad Amsterdam.
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su