ROMA - «Ma stiamo scherzando? Attentati e violenze di matrice islamica sono cominciate molto prima di qualunque maglietta». Il ministro per le Riforme Roberto Calderoli replica così alla domanda se sia pentito di quella maglietta anti-Islam alla luce delle proteste e delle sparatorie di Bengasi.
«Sono preoccupato per la situazione generale, viste le minacce contenute in un'intervista ad un giornale tedesco del figlio di Gheddafi a tutta l'Europa. Una minaccia precedente la mia maglietta», aggiunge Calderoli. «So che a me potrebbe anche succedere qualcosa, ma bisogna reagire a questa situazione. Non ci prendiamo in giro, l'attentato alle Torri Gemelle ci sono state prima delle eventuali provocazioni e la mia maglietta voleva essere proprio una segnalazione del rischio che proviene da quel mondo».
- Ieri Calderoli aveva già espresso le sue posizioni in un'intervista.
«Oggi l'ho tolta. Sono in pausa perché il consiglio di Stato ci ha dato ragione sui crocefissi nelle scuole. Ma sono pronto a rimetterla». Il ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, in un'intervista difende la sua scelta di indossare una maglietta con le vignette contro l'Islam, anche se, precisa, «non volevo offendere nessuno». Dopo questa «provocazione», racconta di essersi chiarito con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: «Mi ha chiesto di dimettermi, ma è tutto risolto - dice -. Se mi avesse posto di fronte all'alternativa di sconfessarmi o dimettermi, mi sarei dimesso. Ma basta chiarire che quella non è la posizione del Governo: i miei ruoli nel partito e nel ministero sono separati». A Fini che lo ha invitato a essere più «serio e responsabile», risponde che «l'elettorato di An la pensa come me, non come lui. La gente è con noi. Ad aprile giudicheranno queste mezze ambiguità».
«Non esiste al mondo - argomenta Calderoli - che in Pakistan si è condannati a morte quando si offende Maometto. Un esempio di offesa? Sostenere che Gesù è il figlio di Dio è già una bestemmia contro Maometto: perché secondo loro Gesù è il servo di Maometto».
«Parliamo dell'Arabia Saudita? Lì c'è l'arresto e l'espulsione per chi detiene oggetti di una religione non islamica - spiega ancora Calderoli -. Altrove ci accoppano. Abbiamo fatto un accordo con l'Arabia per realizzare a Roma la più grande moschea d'Europa. Ora dobbiamo avere la garanzia, pena l'interruzione delle relazioni diplomatiche, che nessuno venga arrestato perché ha un crocefisso». E ancora: «Gheddafi ha annunciato che l'Islam presto governerà l'Europa».
C'è un piano dell'Islam? «Non c'e n'è bisogno - conclude il ministro - è scritto nel Corano: convertire è un dovere. E il loro credo prevale sulle leggi. Noi abbiamo sacrificato sull'altare dell'integrazione lo spirito di evangelizzazione. Anche Bossi è preoccupato».
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