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MANILA - Nelle Filippine una febbrile lotta contro il tempo è in corso da ore nel remoto comune di Saint Bernard, dove l'abitato di Ginsahugon è letteralmente sparito sotto la melma e i detriti dopo essere stato investito da un gigantesco smottamento che, stando a voci non confermate, nello stesso circondario potrebbe aver cancellato altri due 'barangay', villaggi rurali, nella parte sud dell'isola di Leyte, situata nel centro dell'arcipelago, circa 670 chilometri a sud-est della capitale Manila. Per il momento risultano recuperati da sotto la frana appena sedici cadaveri, ma il bilancio potrebbe essere enormemente peggiore: il presidente del Comitato filippino della Croce Rossa, Richard Gordon, ha parlato di almeno duecento morti e 1.500 dispersi; stando ad altre fonti le vittime potrebbero ammontare a 1.700, mentre a detta di un parlamentare, Roger Mercado, sarebbero circa duemila.
Il responsabile delle operazioni militari di soccorso, colonnello Raul Fernacio, si è spinto persino più in là, fino a ipotizzare tremila-quattromila morti, in pratica tutti gli abitanti dell'agglomerato. La presidente Gloria Macapagal Arroyo in un messaggio trasmesso in diretta televisiva ha promesso l'imminente arrivo di aiuti umanitari, grazie alle unità messe a disposizione da Marina Militare e Guardia Costiera. Il problema è però che i luoghi interessati dalla sciagura sono impervi e difficili da raggiungere, anche soltanto per stilare un computo delle vittime più precise.
Occorrerà inoltre accertare se vi siano sopravvissuti cui distribuire gli aiuti. Padre Erwin Balagapo, vicario giudiziale dell'arcidiocesi di Palo, ha dichiarato alla «Misna», agenzia di stampa delle congregazioni misisonarie, che Guinsaugon è «scomparso dalla carta geografica, sepolto sotto 30 metri di terriccio e mota».
«Ormai c'è soltanto fango dappertutto», ha continuato il religioso, «una spianata grande quanto un enorme campo da calcio. Si sa che in quella località vivevano circa trecento famiglie», ha proseguito, aggiungendo che nel 'barangay' sotterrato dallo smottamento sorgeva una scuola elementare per bambini dal primo al sesto anno scolastico: come riferito anche da molti mass media locali, la struttura è andata distrutta; ignota per ora la sorte degli alunni.
A scatenare la tragedia, ha puntualizzato padre Erwin, sono stati tre elementi congiunti: una lieve scossa di terremoto pari a circa il secondo grado della scala aperta Richter e le pesanti piogge che si sono abbattute sulla zona negli uoltimi dieci giorni, ma non ha contribuito meno alla tragedia la mancanza di alberi, dovuta alla deforestazione illegale.
Il vicario dell'arcidiocesi di Palo ha confermato le enormi difficltà nelle comunicazioni: basti pensare che la sua sede si trova a circa 115 chilometri dal luogo del disastro; eppure le scarse informazioni utili giungono proprio da lì. L'arcivescovo ha contattato telefonicamente tutti i sacerdoti della regione affinchè si attivino per portare aiuti alle popolazioni colpite.
Da Cebu, un'isola vicina, è già partita una imbarcazione carica di soccorsi. La presidente Arroyo è arrivata persino a lanciare un appello a chiunque possegga cani addestrati a ricercare esseri umani sotto le macerie, e a invocare il contributo di tutti i minatori abili perchè partecipino agli scavi.
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