ROMA - «Rispetto questa sentenza come si rispetta un colpo di pistola, un'esecuzione pianificata». Così Cesare Previti commenta la sentenza del processo d'appello emessa oggi dai giudici di Milano.
«Dovrei essere sorpreso - sottolinea Previti - di una condanna che arriva al termine di un processo partito da un teste integralmente falso, che addirittura ha recentemente confessato di essere stato imbeccato ed eterodiretto, come io sostenevo da dieci anni, un dibattimento fondato su un fascicolo di prove inesistenti, inventate, e quindi cadute proprio perchè inventate, dal quale sono scomparsi atti e documenti molto importanti, comunque in grado di dimostrare ancora di più la mia totale e assoluta innocenza, dove in sede d'appello non trova spazio nemmeno la ritrattazione del testimone d'accusa». «Ma - aggiunge - non sono meravigliato. perchè sono anni che subisco dei non processi».
«Naturalmente - conclude - continuerò a battermi fino in fondo, per ottenere ciò che nessuno finora mi ha dato: giustizia. E' un diritto della collettività, di cui faccio parte, accertare fino a che punto il sistema giudiziario è malato, se è moribondo o, addirittura, morto».
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