ROMA - Premier, Parlamento, iter legislativo, Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Devolution: le sei mosse della «grande riforma» targata CDL che per la maggioranza di centrodestra cambierà il Paese. In attesa del referendum di giugno. Questi, in pillola, i punti salienti del ddl costituzionale che verrà domani sera approvato in via definitiva dal Senato:
PREMIER: diventa premier il candidato della coalizione che vince le elezioni. Per l'insediamento non c'è più bisogno del voto di fiducia.
Il Premier «determina» (e non più «dirige») la politica del governo.
Nomina e revoca ministri. Ha il poter di sciogliere la Camera.
PARLAMENTO: I componenti della Camera scendono a 518, dei quali 18 eletti dagli italiani all'estero.
I senatori saranno 252 eletti in ciascuna Regione contestualmente ai rispettivi Consigli.
Ai lavori del Senato partecipano, senza poter votare, rappresentanti delle Regioni.
ITER DELLE LEGGI: La Camera discute e approva le leggi sulle materie riservate allo Stato , ad esempio politica estera, immigrazione, sicurezza, politica monetaria).
Il Senato ha 30 giorni per proporre modifiche, ma è la Camera che decide in via definitiva. Al Senato spetta la competenza primaria sulle materie «concorrenti», cioè riservate sia allo Stato sia alle Regioni.
CAPO DELLO STATO: Scioglie la Camera ma solo su richiesta del Premier. Questo potere, di fatto, gli viene quindi tolto.
Rappresenta «l'unità federale della Repubblica». L'età per essere eletto scende di 10 anni: da 50 a 40.
CORTE COSTITUZIONALE: I giudici restano 15 ma cambiano i soggetti che li nominano. 7 sono eletti dal Parlamento (4 dal Senato federale e 3 dalla Camera). 4 sono scelti dal Presidente della Repubblica. 4 sono eletti dai magistrati.
DEVOLUTION: alle Regioni passa la legislazione «esclusiva» su: assistenza e organizzazione sanitaria, organizzazione scolastica; definizione della parte dei programmi scolastici di interesse specifico della Regione; polizia amministrativa regionale e locale. E' la devolution. Se il governo ritiene che una legge regionale pregiudichi l'interesse nazionale, ne può promuovere l'annullamento.
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