DRESDA (Germania) - La Frauenkirche, la cattedrale protestante di Dresda riconsacrata oggi dopo lavori di ricostruzione durati dodici anni, è stata costruita la prima volta tra il 1726 ed il 1743 come simbolo dell'orgoglio borghese. Per i ricchi protestanti nella capitale barocca della Sassonia l'incarico affidato a George Baehr fu un modo per ringraziare per quel Dio che faceva andare bene i loro affari.
Ha dominato per due secoli con la sua pianta quadrata come il Pantheon di Roma sovrastata da una cupola tardo-barocca in pietra, lo skyline urbano di Dresda, per i suoi magnifici monumenti chiamata la Firenze sull'Elba. La cupola pesante 13 mila tonnellate crollò due giorni dopo i tremendi bombardamenti incendiari degli inglesi, nella notte tra il 13 e 14 febbraio 1945.
Furono sganciate 2702 tonnellate di bombe, il 70 per cento delle quali incendiarie: il bilancio ufficiale fu di 135mila morti, ma il calcolo più probabile arriva alla cifra di 200mila persone.
Mentre la cattedrale cattolica - la Hofkirche che in un famoso quadro di Bernardo Bellotto del 1754 compete nel dominare il paesaggio di Dresda - a metà degli anni '50 era di nuovo in piedi, ed all'inizio degli anni '80 era completamente restaurata, per la Frauenkirche si è dovuta attendere la riunificazione della Germania.
Dopo quasi 12 anni di lavori cominciati nel 1994 con il riutilizzo dei materiali originali, grazie alle donazioni di 600 mila civili (tedeschi, britannici e di altri paesi), istituzioni e ditte private, è stata ricostruita come gesto di riconciliazione post-bellica, con una spesa totale di 179 milioni di euro.
La croce dorata che troneggia all'esterno è stata realizzata da un artista inglese, Alan Smith, figlio di uno dei piloti degli aerei alleati che nel febbraio 1945 trasformarono Dresda in un inferno. Al finanziamento della ricostruzione ha partecipato con un'offerta privata anche la stessa regina Elisabetta.
Prima di rimetterla in piedi è stato necessario individuare il posto originale di ciascuna delle pietre che formavano un cumulo di macerie pesanti 22 mila tonnellate, in modo da poterle ricollocare al posto esatto nell'edificio ricostruito secondo i piani di Baehr.
La moderna tecnologia computerizzata ha permesso di comprendere come avvenne il crollo della cupola, due giorni dopo la fine dei bombardamenti, e analizzare la traiettoria seguita da ogni pietra nel precipitare al suolo. È stato possibile così individuare il posto di ciascuna delle pietre da riutilizzare, in tutto 7200 metri cubi, che sono state marcate e collocate in contenitori di metallo a cielo aperto, in attesa del loro turno. Solo il 4% delle pietre non è stato identificato.
Le vecchie pietre spiccano ora nella costruzione per il loro colore più scuro, ma ciò non durerà a lungo: tra alcuni decenni tutto l'esterno della chiesa diventerà nuovamente scuro, come era prima della guerra. E non per colpa dell'inquinamento da traffico, bensì per la progressiva ossidazione del materiale ferroso presente nel tufo dell'Elba usato per costruirla.
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su